La ciclofosfamide è uno dei farmaci antineoplastici più utilizzati nel trattamento dei tumori in quanto lega le due eliche del DNA bloccando la proliferazione cellulare. Il suo meccanismo d’azione spiega sia l’efficacia terapeutica sia la sua azione cancerogena qualora assorbita da soggetti sani. La tossicità della ciclofosfamide è stata ampiamente studiata e documentata da agenzie internazionali e, in seguito a studi epidemiologici effettuati in Europa e in America, viene inclusa tra le sostanze aventi una “comprovata cancerogenicità per l’uomo” (categoria A1, International Agency Research of Cancer, IARC). Da qui l’esigenza di controlli accurati e ripetuti nel tempo per valutare i livelli ambientali di ciclofosfamide nei reparti di oncologia medica. Le indagini sono state condotte, mediante wipe tests seguiti da analisi GC/MSMS, su un numero complessivo di campioni pari a 200: i) in due ospedali italiani; ii) nell’ambito della stessa struttura ospedaliera, in due anni successivi, con (2001) e senza (2002) preavviso dell’indagine in corso; iii) ciascun campione è stato analizzato contemporaneamente da tre differenti laboratori. Nei due ospedali in esame, nonostante le quantità di farmaco quotidianamente manipolate fossero paragonabili (circa 1800 mg/die) sono stati riscontrati livelli medi di ciclofosfamide di 4.95 μg/dm2 e 1.18 μg/dm2 (quantità di analita/superficie), con intervalli di concentrazione varabili tra 0.05- 50.33 μg/dm2 e 0.06-2.58 μg/dm2, rispettivamente. Le analisi effettuate nell’arco dei due anni consecutivi hanno fornito risultati notevolmente differenti: nel 2001 (indagini condotte con preavviso), le concentrazioni di ciclofosfamide ritrovate variavano in un range compreso tra 0.12 e 11.18 g/dm2; mentre nel 2002 (indagini condotte senza preavviso) 7.13 e 35.28 g/dm2. La valutazione critica dei dati ottenuti dalle due indagini condotte sottolinea l’importanza del grado di informazione circa la tossicità dei farmaci adoperati e del livello di responsabilizzazione del personale addetto alla manipolazione. Il confronto interlaboratorio dei dati (terza tipologia di indagine) ha fornito, per ciascun campione, un’elevata dispersione dei valori di concentrazione ottenuti, rispetto al valore medio calcolato; tale dispersione non è correlabile ad alcun errore sistematico e, pertanto, evidenzia la necessità di disporre di procedure analitiche standardizzate e validate da appositi organi competenti, in grado di assicurare l’accuratezza e l’affidabilità del dato.

Determinazione quantitativa, standardizzazione delle procedure analitiche, responsabilizzazione nella manipolazione della ciclofosfamide / Acampora, Antonio; DELLA CASA, Elvira; Martone, Giordano; Miraglia, Nadia; Pieri, Maria. - (2004). (Intervento presentato al convegno 34° Congresso Nazionale SIMLA tenutosi a Sorrento (Napoli) nel 9-12 giugno).

Determinazione quantitativa, standardizzazione delle procedure analitiche, responsabilizzazione nella manipolazione della ciclofosfamide

Acampora Antonio;Della Casa Elvira;Martone Giordano;Pieri Maria
2004

Abstract

La ciclofosfamide è uno dei farmaci antineoplastici più utilizzati nel trattamento dei tumori in quanto lega le due eliche del DNA bloccando la proliferazione cellulare. Il suo meccanismo d’azione spiega sia l’efficacia terapeutica sia la sua azione cancerogena qualora assorbita da soggetti sani. La tossicità della ciclofosfamide è stata ampiamente studiata e documentata da agenzie internazionali e, in seguito a studi epidemiologici effettuati in Europa e in America, viene inclusa tra le sostanze aventi una “comprovata cancerogenicità per l’uomo” (categoria A1, International Agency Research of Cancer, IARC). Da qui l’esigenza di controlli accurati e ripetuti nel tempo per valutare i livelli ambientali di ciclofosfamide nei reparti di oncologia medica. Le indagini sono state condotte, mediante wipe tests seguiti da analisi GC/MSMS, su un numero complessivo di campioni pari a 200: i) in due ospedali italiani; ii) nell’ambito della stessa struttura ospedaliera, in due anni successivi, con (2001) e senza (2002) preavviso dell’indagine in corso; iii) ciascun campione è stato analizzato contemporaneamente da tre differenti laboratori. Nei due ospedali in esame, nonostante le quantità di farmaco quotidianamente manipolate fossero paragonabili (circa 1800 mg/die) sono stati riscontrati livelli medi di ciclofosfamide di 4.95 μg/dm2 e 1.18 μg/dm2 (quantità di analita/superficie), con intervalli di concentrazione varabili tra 0.05- 50.33 μg/dm2 e 0.06-2.58 μg/dm2, rispettivamente. Le analisi effettuate nell’arco dei due anni consecutivi hanno fornito risultati notevolmente differenti: nel 2001 (indagini condotte con preavviso), le concentrazioni di ciclofosfamide ritrovate variavano in un range compreso tra 0.12 e 11.18 g/dm2; mentre nel 2002 (indagini condotte senza preavviso) 7.13 e 35.28 g/dm2. La valutazione critica dei dati ottenuti dalle due indagini condotte sottolinea l’importanza del grado di informazione circa la tossicità dei farmaci adoperati e del livello di responsabilizzazione del personale addetto alla manipolazione. Il confronto interlaboratorio dei dati (terza tipologia di indagine) ha fornito, per ciascun campione, un’elevata dispersione dei valori di concentrazione ottenuti, rispetto al valore medio calcolato; tale dispersione non è correlabile ad alcun errore sistematico e, pertanto, evidenzia la necessità di disporre di procedure analitiche standardizzate e validate da appositi organi competenti, in grado di assicurare l’accuratezza e l’affidabilità del dato.
2004
Determinazione quantitativa, standardizzazione delle procedure analitiche, responsabilizzazione nella manipolazione della ciclofosfamide / Acampora, Antonio; DELLA CASA, Elvira; Martone, Giordano; Miraglia, Nadia; Pieri, Maria. - (2004). (Intervento presentato al convegno 34° Congresso Nazionale SIMLA tenutosi a Sorrento (Napoli) nel 9-12 giugno).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/758055
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