Se «il concetto dello spirito ha la sua realtà nello spirito», come scrive Hegel in apertura della sezione dell’Enciclopedia dedicata allo spirito assoluto, allora è chiaro che il suo semplice aver luogo sta sotto un altro titolo: non già quello della realtà, ma quello della «esistenza esterna e comune» in cui lo spirito si «dirompe». È però a questa esistenza esterna e comune, nei luoghi istituzionali in cui le forme dello spirito prendono casa, che vorremmo porre attenzione, non avendo più la capacità enciclopedica di ricapitolarle tutte nel concetto, o nell’Idea che pensa se stessa. Qual è oggi – questa è la questione che funge da filo conduttore al fascicolo – il rapporto che arte, religione, filosofia intrattengono con le istituzioni che l’organizzazione sociale destina loro: il museo, la Chiesa, l’università? Non ne sono sempre più lontane? E anche la politica: non è essa segnata da un sempre maggiore distacco di bisogni, interessi e domande, che faticano ad articolarsi politicamente, dai luoghi deputati, dalle istituzioni della democrazia rappresentativa? Quale significato, quale ampiezza e quale possibile decorso ha questo fenomeno di presa di distanza, se non di vera e propria defezione? È possibile interrogarlo filosoficamente, nel suo complesso ma anche – anzi: soprattutto – nello specifico di quel che accade in ciascuno degli ambiti indicati, andando oltre la pur necessaria ricognizione storico-sociologica?
Il Pensiero. Rivista di filosofia. LVII, 1, 2018: Fuori luogo / Adinolfi, Massimo. - In: IL PENSIERO. - ISSN 1824-4971. - LVII:1/2018(2018), pp. 1-176.
Il Pensiero. Rivista di filosofia. LVII, 1, 2018: Fuori luogo
Massimo Adinolfi
2018
Abstract
Se «il concetto dello spirito ha la sua realtà nello spirito», come scrive Hegel in apertura della sezione dell’Enciclopedia dedicata allo spirito assoluto, allora è chiaro che il suo semplice aver luogo sta sotto un altro titolo: non già quello della realtà, ma quello della «esistenza esterna e comune» in cui lo spirito si «dirompe». È però a questa esistenza esterna e comune, nei luoghi istituzionali in cui le forme dello spirito prendono casa, che vorremmo porre attenzione, non avendo più la capacità enciclopedica di ricapitolarle tutte nel concetto, o nell’Idea che pensa se stessa. Qual è oggi – questa è la questione che funge da filo conduttore al fascicolo – il rapporto che arte, religione, filosofia intrattengono con le istituzioni che l’organizzazione sociale destina loro: il museo, la Chiesa, l’università? Non ne sono sempre più lontane? E anche la politica: non è essa segnata da un sempre maggiore distacco di bisogni, interessi e domande, che faticano ad articolarsi politicamente, dai luoghi deputati, dalle istituzioni della democrazia rappresentativa? Quale significato, quale ampiezza e quale possibile decorso ha questo fenomeno di presa di distanza, se non di vera e propria defezione? È possibile interrogarlo filosoficamente, nel suo complesso ma anche – anzi: soprattutto – nello specifico di quel che accade in ciascuno degli ambiti indicati, andando oltre la pur necessaria ricognizione storico-sociologica?File | Dimensione | Formato | |
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