Il progetto di restauro e adattamento a Museo Provinciale di parte del Complesso Conventuale di S. Benedetto a Salerno, realizzato tra il 1956 ed il 1964 dal Prof. Arch. Ezio Bruno De Felice, rappresenta un episodio particolarmente significativo della storia del restauro e della museografia italiana, che, nell’interessare, recuperando e liberandolo, uno dei più straordinari episodi architettonici della città di Salerno, ha realizzato un’opera che è entrata a far parte, con gli allestimenti di Scarpa, Albini, Gardella, Minissi, della storia della esperienza museografica italiana del novecento, indiscusso punto di partenza internazionale della moderna museografia. Il presente progetto, frutto della sinergia tra la Fondazione Culturale Ezio De Felice di Napoli, il Settore Musei, Biblioteche e Pinacoteche della Provincia di Salerno, il Dipartimento di Architettura della Università di Napoli Federico II, la Soprintendenza Archeologica per le province di Salerno ed Avellino, si propone di ricordare, in occasione dei 100 anni che ricorrono dalla nascita di Ezio De Felice, l’importanza di questo lavoro ma soprattutto di facilitarne la comprensione durante la visita, servendosi fondamentalmente delle parole dello stesso Prof. De Felice e di preziosi materiali di archivio, grafici di progetto, fotografie di cantiere, che aiutano a comprendere la complessità del lavoro svolto, le ragioni del suo farsi e la relazione di tipo ermeneutico che sussiste tra i diversi momenti del lavoro, dallo studio al progetto, al cantiere, e tra le diverse scale in cui si esplica, dalle principali fasi di demolizione e consolidamento, fino ai più minuti dettagli allestitivi. La complessità di questa relazione va indagata per comprendere appieno l’opera e va ricordata ai fini della sua reale tutela. Le immagini relative alle diverse fasi del cantiere testimoniano il lavoro di studio svolto sul corpo vivo dell’architettura, nonché la profonda conoscenza della tettonica che, unita a quella della storia, ha sostanziato le scelte progettuali. Come emerge chiaramente dal confronto di queste immagini con le sue stesse parole, la sua accezione del Restauro è lontana dal concepire soluzioni dettate dalla sola teoria, che non è mai disgiunta dalla puntuale verifica nella concretezza della materia, delle sue lavorazioni e dei relativi comportamenti. L’antico è oggetto di esplorazione, di conoscenza e di rispetto, ma diviene anche materia di progetto, coinvolta nei processi compositivi al pari dei materiali moderni che vi affianca con schiettezza, al fine di costruire uno spazio nuovo, a misura d’uomo, rivelatore al contempo delle stratificazioni vissute e delle opere esposte. L’architettura risultante da questo atteggiamento è tale da non potere in essa separare l’intervento di restauro dal progetto del nuovo, l’azione di consolidamento da quella di svelamento della storicità delle parti, l’organizzazione degli spazi e dei percorsi dalle azioni ostensive che coinvolgono l’intera spazialità fino al disegno minuto delle vetrine. La eccezionale qualità dell’intervento di restauro portò nel 1966 alla attribuzione all’Architetto del Premio Nazionale InArch “Per la Conservazione e la Valorizzazione del Patrimonio Architettonico Nazionale”, quale “Progettista e Direttore dei Lavori del Museo Provinciale di Salerno nell’Abbazia di San Benedetto”. L’importanza di questo lavoro, che testimonia il contributo di Ezio De Felice alla ricerca ed alla sperimentazione progettuale condotte in quegli anni sul piano nazionale ed internazionale, è testimoniata inoltre dall'attenzione rivolta alla sua opera da parte dei più autorevoli protagonisti del dibattito scientifico e culturale.

Il Restauro del Complesso di San Benedetto 1956-1964 Un progetto congiunto: comprendere per tutelare / Cafiero, Gioconda. - (2017).

Il Restauro del Complesso di San Benedetto 1956-1964 Un progetto congiunto: comprendere per tutelare

Gioconda Cafiero
2017

Abstract

Il progetto di restauro e adattamento a Museo Provinciale di parte del Complesso Conventuale di S. Benedetto a Salerno, realizzato tra il 1956 ed il 1964 dal Prof. Arch. Ezio Bruno De Felice, rappresenta un episodio particolarmente significativo della storia del restauro e della museografia italiana, che, nell’interessare, recuperando e liberandolo, uno dei più straordinari episodi architettonici della città di Salerno, ha realizzato un’opera che è entrata a far parte, con gli allestimenti di Scarpa, Albini, Gardella, Minissi, della storia della esperienza museografica italiana del novecento, indiscusso punto di partenza internazionale della moderna museografia. Il presente progetto, frutto della sinergia tra la Fondazione Culturale Ezio De Felice di Napoli, il Settore Musei, Biblioteche e Pinacoteche della Provincia di Salerno, il Dipartimento di Architettura della Università di Napoli Federico II, la Soprintendenza Archeologica per le province di Salerno ed Avellino, si propone di ricordare, in occasione dei 100 anni che ricorrono dalla nascita di Ezio De Felice, l’importanza di questo lavoro ma soprattutto di facilitarne la comprensione durante la visita, servendosi fondamentalmente delle parole dello stesso Prof. De Felice e di preziosi materiali di archivio, grafici di progetto, fotografie di cantiere, che aiutano a comprendere la complessità del lavoro svolto, le ragioni del suo farsi e la relazione di tipo ermeneutico che sussiste tra i diversi momenti del lavoro, dallo studio al progetto, al cantiere, e tra le diverse scale in cui si esplica, dalle principali fasi di demolizione e consolidamento, fino ai più minuti dettagli allestitivi. La complessità di questa relazione va indagata per comprendere appieno l’opera e va ricordata ai fini della sua reale tutela. Le immagini relative alle diverse fasi del cantiere testimoniano il lavoro di studio svolto sul corpo vivo dell’architettura, nonché la profonda conoscenza della tettonica che, unita a quella della storia, ha sostanziato le scelte progettuali. Come emerge chiaramente dal confronto di queste immagini con le sue stesse parole, la sua accezione del Restauro è lontana dal concepire soluzioni dettate dalla sola teoria, che non è mai disgiunta dalla puntuale verifica nella concretezza della materia, delle sue lavorazioni e dei relativi comportamenti. L’antico è oggetto di esplorazione, di conoscenza e di rispetto, ma diviene anche materia di progetto, coinvolta nei processi compositivi al pari dei materiali moderni che vi affianca con schiettezza, al fine di costruire uno spazio nuovo, a misura d’uomo, rivelatore al contempo delle stratificazioni vissute e delle opere esposte. L’architettura risultante da questo atteggiamento è tale da non potere in essa separare l’intervento di restauro dal progetto del nuovo, l’azione di consolidamento da quella di svelamento della storicità delle parti, l’organizzazione degli spazi e dei percorsi dalle azioni ostensive che coinvolgono l’intera spazialità fino al disegno minuto delle vetrine. La eccezionale qualità dell’intervento di restauro portò nel 1966 alla attribuzione all’Architetto del Premio Nazionale InArch “Per la Conservazione e la Valorizzazione del Patrimonio Architettonico Nazionale”, quale “Progettista e Direttore dei Lavori del Museo Provinciale di Salerno nell’Abbazia di San Benedetto”. L’importanza di questo lavoro, che testimonia il contributo di Ezio De Felice alla ricerca ed alla sperimentazione progettuale condotte in quegli anni sul piano nazionale ed internazionale, è testimoniata inoltre dall'attenzione rivolta alla sua opera da parte dei più autorevoli protagonisti del dibattito scientifico e culturale.
2017
Il Restauro del Complesso di San Benedetto 1956-1964 Un progetto congiunto: comprendere per tutelare / Cafiero, Gioconda. - (2017).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/696757
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