Nel saggio si evidenziano le posizioni di alcuni tra i più rilevanti filosofi contemporanei (Dworkin, Habermas, Ricoeur) sul tema del rapporto tra laicità e fede nelle società multiculturali fiorenti e vive ormai nella maggior parte degli Stati democratico-costituzionali dell’Occidente. In particolare, un filosofo incline ad una “lettura morale” dei fondamenti costituzionali come R. Dworkin, tende a riproporre nell’ultima sua opera (“Religione senza Dio”) la ‘sacralità’ intrinseca della persona umana come presupposto e fondamento del diritto alla libertà di coscienza, testimoniando così il lascito del pensiero religioso giudaico-cristiano nel nucleo stesso del pensiero laico della modernità che avrebbe rifondato la costruzione politica e giuridica degli Stati di diritto a partire dagli individui titolari nella loro ‘nuda’ singolarità di diritti inalienabili di cui consentono una esterna limitazione del loro esercizio per preservarne l’originaria indisponibilità intrinseca alla gratuità e sacralità della coscienza individuale, unico fondamento di ogni patto costituzionale moderno. Diversa è invece la posizione teorica di J. Habermas, che vede nell’agire discorsivo il sorgere di una razionalità pratica radicata nelle esigenze e nei bisogni sociali sempre emergenti la cui tematizzazione riflessiva porta essa stessa alle corrispondenti e successive giuridificazioni degli interessi corrispettivi effettuate nei sistemi giuridico-politici organizzati nei moderni Stati di diritto. Qui il tema del rapporto tra laicità e fede è il sintomo di una nuova pregnanza etica della religione nella sfera pubblica delle società globalizzate e multiculturali, che Habermas definisce appunto ‘società post-secolari’, in cui la ragione giuridica deve farsi mediatrice di continue trasposizioni o ‘traduzioni’ del linguaggio dei ‘credenti’ in quello dei cittadini laici e secolari, per smussarne le reciproche ‘riprovazioni’ morali e convalidare nel sistema sociale e giuridico quelle ‘ragionevoli’ pretese o aspettative dei rispettivi mondi vitali (per alcuni versi incompatibili o inconciliabili) che siano comunque degne di reciproco riconoscimento nel comune sistema giuridico-politico. Infine, la fenomenologia dell’esperienza di P. Ricoeur (di cui un geniale precursore fu senza dubbio nel primo Novecento il fenomenologo dell’agire volontario e dell’esperienza comune G. Capograssi) mette in luce la inaggirabile relazionalità del formarsi della “persona” all’interno di “percorsi di riconoscimento” situati e sedimentati nelle istituzionali sociali e politiche delle comunità, indicando forse la via per una narrazione diversa della identità e personalità individuale, le cui capacità di riconoscimento dell’alterità (esistenziale, sociale, istituzionale), lungi dall’essere ‘astratti’ presupposti di una soggettività giuridica razionale, dipendono proprio dal loro essere stimolate e promosse dal tessuto sociale e istituzionale di una comunità politica.
"Tre risposte della teoria gius-filosofica ai problemi del multiculturalismo" / Savona, PIER FRANCESCO. - (2015), pp. 375-399.
"Tre risposte della teoria gius-filosofica ai problemi del multiculturalismo"
SAVONA, PIER FRANCESCO
2015
Abstract
Nel saggio si evidenziano le posizioni di alcuni tra i più rilevanti filosofi contemporanei (Dworkin, Habermas, Ricoeur) sul tema del rapporto tra laicità e fede nelle società multiculturali fiorenti e vive ormai nella maggior parte degli Stati democratico-costituzionali dell’Occidente. In particolare, un filosofo incline ad una “lettura morale” dei fondamenti costituzionali come R. Dworkin, tende a riproporre nell’ultima sua opera (“Religione senza Dio”) la ‘sacralità’ intrinseca della persona umana come presupposto e fondamento del diritto alla libertà di coscienza, testimoniando così il lascito del pensiero religioso giudaico-cristiano nel nucleo stesso del pensiero laico della modernità che avrebbe rifondato la costruzione politica e giuridica degli Stati di diritto a partire dagli individui titolari nella loro ‘nuda’ singolarità di diritti inalienabili di cui consentono una esterna limitazione del loro esercizio per preservarne l’originaria indisponibilità intrinseca alla gratuità e sacralità della coscienza individuale, unico fondamento di ogni patto costituzionale moderno. Diversa è invece la posizione teorica di J. Habermas, che vede nell’agire discorsivo il sorgere di una razionalità pratica radicata nelle esigenze e nei bisogni sociali sempre emergenti la cui tematizzazione riflessiva porta essa stessa alle corrispondenti e successive giuridificazioni degli interessi corrispettivi effettuate nei sistemi giuridico-politici organizzati nei moderni Stati di diritto. Qui il tema del rapporto tra laicità e fede è il sintomo di una nuova pregnanza etica della religione nella sfera pubblica delle società globalizzate e multiculturali, che Habermas definisce appunto ‘società post-secolari’, in cui la ragione giuridica deve farsi mediatrice di continue trasposizioni o ‘traduzioni’ del linguaggio dei ‘credenti’ in quello dei cittadini laici e secolari, per smussarne le reciproche ‘riprovazioni’ morali e convalidare nel sistema sociale e giuridico quelle ‘ragionevoli’ pretese o aspettative dei rispettivi mondi vitali (per alcuni versi incompatibili o inconciliabili) che siano comunque degne di reciproco riconoscimento nel comune sistema giuridico-politico. Infine, la fenomenologia dell’esperienza di P. Ricoeur (di cui un geniale precursore fu senza dubbio nel primo Novecento il fenomenologo dell’agire volontario e dell’esperienza comune G. Capograssi) mette in luce la inaggirabile relazionalità del formarsi della “persona” all’interno di “percorsi di riconoscimento” situati e sedimentati nelle istituzionali sociali e politiche delle comunità, indicando forse la via per una narrazione diversa della identità e personalità individuale, le cui capacità di riconoscimento dell’alterità (esistenziale, sociale, istituzionale), lungi dall’essere ‘astratti’ presupposti di una soggettività giuridica razionale, dipendono proprio dal loro essere stimolate e promosse dal tessuto sociale e istituzionale di una comunità politica.File | Dimensione | Formato | |
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