Racconti di confine nel Mezzogiorno del Settecento

A partire dalla metà del Settecento le aree di confine di tutta Europa vennero percorse in lungo e in largo da agenti governativi incaricati di misurare, registrare, cartografare un mondo del presso a poco al quale si pensava di portare ordine, stabilità e certezza. Ma ci vollero decenni perché questo processo – decisivo per l’emersione di una moderna forma di statualità – si realizzasse, se non altro a grandi linee. Questo libro ricostruisce un caso paradigmatico di questa vicenda europea, raccontando la storia del confine tra il Regno di Napoli e lo Stato pontificio. Lo fa chiamando all’appello tanto le voci dei tecnici incaricati di farsi interpreti delle ragioni dello Stato, quanto quelle di chi – pastori, contadini, contrabbandieri – lungo il confine vivevano e dal confine partivano per le loro migrazioni stagionali, facendo riferimento a una geografia mentale e materiale tutta propria, che era spesso antitetica a quella che le autorità centrali stavano cercando di elaborare e imporre.