Il termine schizofrenia nasce etimologicamente per indicare un gruppo di malattie che hanno in comune la dissociazione psichica (Kraepelin 1899; Bleuler 1911). La patologia schizofrenica ha come sua caratteristica una diade dissociativa fondamentale: la paratimia, ossia la dissociazione ideo-affettiva tra pensiero ed emozioni, e la spersonalizzazione, ossia la dissociazione fra le diverse parti della persona nell’esperienza del Sé. Nella schizofrenia la dissociazione non è ‘funzionale’ ma crea piuttosto un sentimento diffuso e penoso di irrealtà e di perdita di significati: da un lato il simbolo viene completamente appiattito sulla cosa che simboleggia, dall’altro si ha paradossalmente un’enorme estensione del campo simbolico che mette tutto a contatto con tutto. In una prospettiva jakobsoniana ciò significa che nei testi schizofrenici la costruzione della sequenza piuttosto che basarsi sulla contiguità si fonda sull'estensione all'asse sintagmatico di quel principio di equivalenza che determina la selezione sull'asse paradigmatico (cfr. Jakobson 1960: 191-192). Dalla proiezione del principio di equivalenza dall'asse della selezione all'asse della combinazione discende infatti quella 'saturazione semantica' che indebolisce in qualche misura l'intenzione comunicativa dell'emittente e si concentra sul messaggio, sui rapporti intersoggettivi e intertestuali incrociandosi con le emozioni, le conoscenze sociali e culturali assegnando infine alle parole del soggetto patologico quella densità connotativa che le contraddistingue come peculiari della patologia stessa. Un'altra delle caratteristiche del comportamento schizofrenico più osservate in bibliografia è il cosiddetto blunting emotivo, ossia l'insieme di quei fenomeni che manifestano un apparente appiattimento emotivo e che vanno dall’espressione facciale immutata alla diminuzione dei movimenti spontanei, dalla povertà gestuale al minor contatto visivo e alla mancanza di inflessione della voce. La sintomatologia schizofrenica, identificata in base al ricorrere di alcuni fenomeni in gran parte di natura linguistica, viene tuttavia descritta e classificata per lo più in base al solo racconto dell'analista e/o alla produzione scritta dei pazienti. Difficilmente, infatti, la descrizione del 'linguaggio schizofrenico' si fonda sull'osservazione e analisi del vero e proprio parlato dei pazienti, còlto nella totalità dei suoi fenomeni costitutivi, dai quali non vanno ovviamente prescisse le componenti cosiddette 'paralinguistiche', fondamentali alla costruzione di sensi al pari degli elementi lessicali veri e propri che entrano a pieno diritto nell'apparato formale della lingua. In questa sede, a partire da un corpus (Dovetto, Gemelli 2013) costituito da colloqui psicoterapeutici e che comprende la registrazione e trascrizione ortografica di dieci ore di parlato per quattro pazienti, tutti di sesso maschile e con diagnosi conclamata di schizofrenia (classificabili nell'ambito delle categorie: a) pazienti in esordio, b) pazienti con patologia farmacoresistente e cronicizzata, c) pazienti cronici che non seguono terapia farmacologia), si propone un primo tentativo sistematico di analisi prosodica della produzione linguistica schizofrenica e, più in particolare, la discussione dettagliata dei risultati dell'analisi del paziente D. Scopo delle analisi è l'esplorazione delle caratteristiche specifiche della prosodia nei suoi aspetti primari per quanto riguarda le funzioni di demarcazione e identificazione degli enunciati nel continuum sonoro e di espressione di valori informativi e azionali. Si propone inoltre una ricognizione delle analisi lessicali già condotte a partire dalle quali si individuano le piste più interessanti per la analisi future.

Schizofrenia tra prosodia e lessico. Prime analisi / Dovetto, FRANCESCA MARIA; Cresti, Emanuela; Rocha, Bruno. - In: STUDI ITALIANI DI LINGUISTICA TEORICA E APPLICATA. - ISSN 0390-6809. - XLIV:3(2015), pp. 486-507.

Schizofrenia tra prosodia e lessico. Prime analisi

DOVETTO, FRANCESCA MARIA;
2015

Abstract

Il termine schizofrenia nasce etimologicamente per indicare un gruppo di malattie che hanno in comune la dissociazione psichica (Kraepelin 1899; Bleuler 1911). La patologia schizofrenica ha come sua caratteristica una diade dissociativa fondamentale: la paratimia, ossia la dissociazione ideo-affettiva tra pensiero ed emozioni, e la spersonalizzazione, ossia la dissociazione fra le diverse parti della persona nell’esperienza del Sé. Nella schizofrenia la dissociazione non è ‘funzionale’ ma crea piuttosto un sentimento diffuso e penoso di irrealtà e di perdita di significati: da un lato il simbolo viene completamente appiattito sulla cosa che simboleggia, dall’altro si ha paradossalmente un’enorme estensione del campo simbolico che mette tutto a contatto con tutto. In una prospettiva jakobsoniana ciò significa che nei testi schizofrenici la costruzione della sequenza piuttosto che basarsi sulla contiguità si fonda sull'estensione all'asse sintagmatico di quel principio di equivalenza che determina la selezione sull'asse paradigmatico (cfr. Jakobson 1960: 191-192). Dalla proiezione del principio di equivalenza dall'asse della selezione all'asse della combinazione discende infatti quella 'saturazione semantica' che indebolisce in qualche misura l'intenzione comunicativa dell'emittente e si concentra sul messaggio, sui rapporti intersoggettivi e intertestuali incrociandosi con le emozioni, le conoscenze sociali e culturali assegnando infine alle parole del soggetto patologico quella densità connotativa che le contraddistingue come peculiari della patologia stessa. Un'altra delle caratteristiche del comportamento schizofrenico più osservate in bibliografia è il cosiddetto blunting emotivo, ossia l'insieme di quei fenomeni che manifestano un apparente appiattimento emotivo e che vanno dall’espressione facciale immutata alla diminuzione dei movimenti spontanei, dalla povertà gestuale al minor contatto visivo e alla mancanza di inflessione della voce. La sintomatologia schizofrenica, identificata in base al ricorrere di alcuni fenomeni in gran parte di natura linguistica, viene tuttavia descritta e classificata per lo più in base al solo racconto dell'analista e/o alla produzione scritta dei pazienti. Difficilmente, infatti, la descrizione del 'linguaggio schizofrenico' si fonda sull'osservazione e analisi del vero e proprio parlato dei pazienti, còlto nella totalità dei suoi fenomeni costitutivi, dai quali non vanno ovviamente prescisse le componenti cosiddette 'paralinguistiche', fondamentali alla costruzione di sensi al pari degli elementi lessicali veri e propri che entrano a pieno diritto nell'apparato formale della lingua. In questa sede, a partire da un corpus (Dovetto, Gemelli 2013) costituito da colloqui psicoterapeutici e che comprende la registrazione e trascrizione ortografica di dieci ore di parlato per quattro pazienti, tutti di sesso maschile e con diagnosi conclamata di schizofrenia (classificabili nell'ambito delle categorie: a) pazienti in esordio, b) pazienti con patologia farmacoresistente e cronicizzata, c) pazienti cronici che non seguono terapia farmacologia), si propone un primo tentativo sistematico di analisi prosodica della produzione linguistica schizofrenica e, più in particolare, la discussione dettagliata dei risultati dell'analisi del paziente D. Scopo delle analisi è l'esplorazione delle caratteristiche specifiche della prosodia nei suoi aspetti primari per quanto riguarda le funzioni di demarcazione e identificazione degli enunciati nel continuum sonoro e di espressione di valori informativi e azionali. Si propone inoltre una ricognizione delle analisi lessicali già condotte a partire dalle quali si individuano le piste più interessanti per la analisi future.
2015
Schizofrenia tra prosodia e lessico. Prime analisi / Dovetto, FRANCESCA MARIA; Cresti, Emanuela; Rocha, Bruno. - In: STUDI ITALIANI DI LINGUISTICA TEORICA E APPLICATA. - ISSN 0390-6809. - XLIV:3(2015), pp. 486-507.
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