Ancora un numero di FA_Magazine sulla dipositio, ancora a partire da Vitruvio, ancora una riflessione su alcuni termini e procedure centrali della composizione architettonica qui sondati nella relazione tra la diposizione, il carattere e l’identità dell’opera. Gli scritti contenuti in questo numero affrontano da varie angolazioni questo spettro di articolazioni del trinomio consistente dispositio-carattere-identità con interessanti aperture ed insolite ricorrenze. Se Tilemachos Andrianopoulos e Lorenzo Margotta si focalizzano sull’analisi specifica della ricerca di due ben noti autori – i due Pritzker Prize Jan Despo e Frank O. Gehry – e delle loro opere progettate o costruite (il Centro culturale ad Atene e la DZ Bank a Berlino) e lo fanno puntando, il primo, al chiarimento dei caratteri costruttivi e sintattici e, il secondo, alle valenze espressive e ironico-simboliche pur rintracciandovi inedite procedure compositive comunque rivolete alla “appropriata collocazione delle cose” e la “scelta dell’effetto dell’opera”, di converso, Viola Bertini estrae ed enuclea, dalle opere di Hassan Fathy, riconoscibili procedure compositive – analogie, trasposizioni, montaggi – con forti legami con la lezione della storia, le tradizioni costruttive, figurative e identitarie dei luoghi in cui si collocano in vista della ricerca di una nova sed antiqua venustas. Diverso il taglio del contributo di Giulia Giancipoli che, se pur incentrato su un autore altrettanto noto – Oswald Mathias Ungers – ne indaga prevalentemente il contributo teorico compositivo sul tema dell'abitare domestico nella stringente relazione tra corpo-spazio-vita. Il tema della analogia ritorna nei contributi di Pierpaolo Gallucci e Federica Visconti, questa volta come rimando a forme e assetti urbani per la costruzione del carattere identitario dei luoghi ottenuto per evocazioni, metonimie e migrazioni di forme autorevoli desunte da altri luoghi e dalla tradizione eccellente dell’architettura e della città. In particolare il saggio di Visconti, che chiude questo numero a mo’ di postfazione, indaga i caratteri specifici della scuola Italiana attraverso i suoi riconosciuti capiscuola, Rogers, Samonà, Quaroni e poi Rossi, che con la loro ricerca sulla finitezza delle forme hanno chiarito la necessità dell’indissolubile rapporto tra architettura, storia e città anche mediante la tecnica dell’analogia come possibilità potente di fare avanzare la ricerca sulle forme.

Dispositio come carattere e identità dell'opera / Dispositio as character and identity of the work / Capozzi, Renato. - In: FESTIVAL DELL'ARCHITETTURA MAGAZINE. - ISSN 2039-0491. - VII:36(2016), pp. 1-73. [10.12838/issn.20390491/n36.2016/edit]

Dispositio come carattere e identità dell'opera / Dispositio as character and identity of the work

CAPOZZI, RENATO
2016

Abstract

Ancora un numero di FA_Magazine sulla dipositio, ancora a partire da Vitruvio, ancora una riflessione su alcuni termini e procedure centrali della composizione architettonica qui sondati nella relazione tra la diposizione, il carattere e l’identità dell’opera. Gli scritti contenuti in questo numero affrontano da varie angolazioni questo spettro di articolazioni del trinomio consistente dispositio-carattere-identità con interessanti aperture ed insolite ricorrenze. Se Tilemachos Andrianopoulos e Lorenzo Margotta si focalizzano sull’analisi specifica della ricerca di due ben noti autori – i due Pritzker Prize Jan Despo e Frank O. Gehry – e delle loro opere progettate o costruite (il Centro culturale ad Atene e la DZ Bank a Berlino) e lo fanno puntando, il primo, al chiarimento dei caratteri costruttivi e sintattici e, il secondo, alle valenze espressive e ironico-simboliche pur rintracciandovi inedite procedure compositive comunque rivolete alla “appropriata collocazione delle cose” e la “scelta dell’effetto dell’opera”, di converso, Viola Bertini estrae ed enuclea, dalle opere di Hassan Fathy, riconoscibili procedure compositive – analogie, trasposizioni, montaggi – con forti legami con la lezione della storia, le tradizioni costruttive, figurative e identitarie dei luoghi in cui si collocano in vista della ricerca di una nova sed antiqua venustas. Diverso il taglio del contributo di Giulia Giancipoli che, se pur incentrato su un autore altrettanto noto – Oswald Mathias Ungers – ne indaga prevalentemente il contributo teorico compositivo sul tema dell'abitare domestico nella stringente relazione tra corpo-spazio-vita. Il tema della analogia ritorna nei contributi di Pierpaolo Gallucci e Federica Visconti, questa volta come rimando a forme e assetti urbani per la costruzione del carattere identitario dei luoghi ottenuto per evocazioni, metonimie e migrazioni di forme autorevoli desunte da altri luoghi e dalla tradizione eccellente dell’architettura e della città. In particolare il saggio di Visconti, che chiude questo numero a mo’ di postfazione, indaga i caratteri specifici della scuola Italiana attraverso i suoi riconosciuti capiscuola, Rogers, Samonà, Quaroni e poi Rossi, che con la loro ricerca sulla finitezza delle forme hanno chiarito la necessità dell’indissolubile rapporto tra architettura, storia e città anche mediante la tecnica dell’analogia come possibilità potente di fare avanzare la ricerca sulle forme.
2016
Dispositio come carattere e identità dell'opera / Dispositio as character and identity of the work / Capozzi, Renato. - In: FESTIVAL DELL'ARCHITETTURA MAGAZINE. - ISSN 2039-0491. - VII:36(2016), pp. 1-73. [10.12838/issn.20390491/n36.2016/edit]
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