Il saggio a partire dagli esiti del seminario internazionale di Bucarest "I limiti dell'intervento. L’orizzonte oikologico dell’architettura" propone alcune riflessioni di carattere generale sul tema del rapporto tra la rovina, le sue tracce, le sue inerzie e la possibilità del progetto di architettura. Se la rovina costituisce “materiale il residuo e la testimonianza di una distruzione” o di un declino ma anche la fase interrotta di una fabbrica rimandando alle così dette “suggestioni” dell’antico che portano al ruinismo, il progetto, viceversa, vuole o tende ad intervenire su questa condizione sospesa interrotta e “rovesciata” come nell’etimo di ruina che deriva da ruĕre che significa “precipitare, cadere a precipizio”. La rovina testimonia di una vita cessata e che può essere lasciata come documento di una storia e di una vicenda dell’edifico, a patto di non ridursi ad ammasso informe, a maceria, che è inesorabilmente interrotta mentre il progetto muovendo da un giudizio di valore selettivo su tali testimonianze le vuole ri-mettere in gioco dando loro una nuova e più ampia prospettiva di vita e di ri-significazione. La ruina è una condizione, il progetto, come modificazione, è una scelta: una variazione di tale condizione in vista del nuovo. Un novo che ogni volta deve legittimare la sua presenza, la sua apparizione anche attivando un cimento con le autorevoli tracce del passato, per cui «il vecchio è lasciato intatto a testimoniare la sua vicenda e quella della città e dove il nuovo non rinuncia a essere prima di tutto se stesso, cioè architettura, e quindi testimone della storia nel senso più ampio» .The essay investigates, starting from the occasion of the workshop on the Petit Trianon in Floreşti, the relationship between the ruin, as formal evidence of an ancient artefact, and the possibilities of the “project of the new”. Avoiding the misunderstanding of “ruinism” or reduction of the ancient ruins to shapeless rubble, the project has to, whenever, legitimize its presence being able to redeem the lost order or propose another one, congruent and accountable to it after its value has been in case recognized. the methods and the techniques of intervention are varied: by formal and typological tune; by contrast; by juxtaposition/continuation; by embedding and, finally, by uncultivated and mocking exclusion. these attitudes, that underlie different points of view based on the relationship between old and new, are made clear in some exempla. the essay tries to investigate these complementary ways in the description and comparison of works made or just planned until landing to an explicit criticism of those, now in vogue, contemporary attitudes that would legitimize itself and contemporary “sign” only because “new”, seductive and surprising, heedless of the lessons of the ancient vestiga.

Sulla rovina e sull'antico / Capozzi, Renato. - 6:(2016), pp. 42-49.

Sulla rovina e sull'antico

CAPOZZI, RENATO
2016

Abstract

Il saggio a partire dagli esiti del seminario internazionale di Bucarest "I limiti dell'intervento. L’orizzonte oikologico dell’architettura" propone alcune riflessioni di carattere generale sul tema del rapporto tra la rovina, le sue tracce, le sue inerzie e la possibilità del progetto di architettura. Se la rovina costituisce “materiale il residuo e la testimonianza di una distruzione” o di un declino ma anche la fase interrotta di una fabbrica rimandando alle così dette “suggestioni” dell’antico che portano al ruinismo, il progetto, viceversa, vuole o tende ad intervenire su questa condizione sospesa interrotta e “rovesciata” come nell’etimo di ruina che deriva da ruĕre che significa “precipitare, cadere a precipizio”. La rovina testimonia di una vita cessata e che può essere lasciata come documento di una storia e di una vicenda dell’edifico, a patto di non ridursi ad ammasso informe, a maceria, che è inesorabilmente interrotta mentre il progetto muovendo da un giudizio di valore selettivo su tali testimonianze le vuole ri-mettere in gioco dando loro una nuova e più ampia prospettiva di vita e di ri-significazione. La ruina è una condizione, il progetto, come modificazione, è una scelta: una variazione di tale condizione in vista del nuovo. Un novo che ogni volta deve legittimare la sua presenza, la sua apparizione anche attivando un cimento con le autorevoli tracce del passato, per cui «il vecchio è lasciato intatto a testimoniare la sua vicenda e quella della città e dove il nuovo non rinuncia a essere prima di tutto se stesso, cioè architettura, e quindi testimone della storia nel senso più ampio» .The essay investigates, starting from the occasion of the workshop on the Petit Trianon in Floreşti, the relationship between the ruin, as formal evidence of an ancient artefact, and the possibilities of the “project of the new”. Avoiding the misunderstanding of “ruinism” or reduction of the ancient ruins to shapeless rubble, the project has to, whenever, legitimize its presence being able to redeem the lost order or propose another one, congruent and accountable to it after its value has been in case recognized. the methods and the techniques of intervention are varied: by formal and typological tune; by contrast; by juxtaposition/continuation; by embedding and, finally, by uncultivated and mocking exclusion. these attitudes, that underlie different points of view based on the relationship between old and new, are made clear in some exempla. the essay tries to investigate these complementary ways in the description and comparison of works made or just planned until landing to an explicit criticism of those, now in vogue, contemporary attitudes that would legitimize itself and contemporary “sign” only because “new”, seductive and surprising, heedless of the lessons of the ancient vestiga.
2016
978-88-495-3170-1
Sulla rovina e sull'antico / Capozzi, Renato. - 6:(2016), pp. 42-49.
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