Nelle società avanzate l’attuale ampliamento dell’orizzonte scientifico e tecnologico prefigura il rischio concreto di una deriva tecnicista. Nel mondo della Grecia classica la tecnica è qualcosa di differente dall’accezione che le si attribuisce nel mondo contemporaneo. L’elemento decisivo della téchne non risiede nel fare, nel maneggiare, nella messa in opera di mezzi ma nel disvelamento. In una posizione di irriducibile distanza concettuale ed operativa dalla téchne classica, l’attuale deriva tecnicista individua la tecnica contemporanea di volta in volta in posizioni di servizio disponibile a “produrre qualsiasi cosa” oppure come pratica di dominio. Nell’epoca della tecnica, l’estetica della “macchina per abitare” è in molti casi sostituita da una “estetica dello stupore”, quale esito di esibizioni morfologiche e di linguaggio, spesso attuate utilizzando il contenuto espressivo di tecnologie avanzate e i nuovi valori estetici che derivano da processi di produzione e da materiali innovativi. Si tratta di procedimenti con i quali si mette da parte la ricerca della “ragione” concettuale o funzionale delle architetture e del sistema formale teso a rivelarla. La proliferazione delle tecnologie e dei linguaggi disponibili per il progetto architettonico impone di dover controllare le scelte e gli esiti del costruire in relazione ai valori propri della disciplina con il supporto di quelle componenti che si stanno affermando come plus di valori etici e pratici. La tutela dei patrimoni culturali, il contenimento degli impatti ambientali, la sostenibilità socio-economica, lo sviluppo locale sono temi che chiedono all’architettura di accrescere il bagaglio dei propri topics e di misurarsi e fornire risposte credibili alle esigenze di un mondo in profondo e rapido cambiamento. Questi temi potrebbero contribuire a far riacquistare un senso perduto alla relazione appropriata fra città, edifici e ambiente, ovvero fra artificio e natura, per tanti secoli sviluppatasi in maniera armonica. La condizione di alienazione del costruire, continuamente riscontrabile nella città contemporanea, significa che l’uomo è esterno all’abitare, abitare che quindi non appartiene più al suo essere. Ciò determina una condizione tragica dell’esistenza, poiché qualunque interesse si scelga, si permane comunque all’interno della società produttrice di merci in cui anche il progetto architettonico è tutto interno a questa contraddizione e, nel suo essere reale e concreto, rappresenta un aspetto tangibile di tale conflitto. Le categorie interpretative della società contemporanea vedono una caratteristica peculiare nel venir meno delle "grandi narrazioni " metafisiche (illuminismo, idealismo, progresso, marxismo) rassicuranti e totalizzanti che hanno giustificato ideologicamente la coesione sociale e ne hanno ispirato, nella modernità classica, le utopie rivoluzionarie. Con il declino del pensiero che alimentava i grandi racconti, si è aperto, secondo Jean-Franḉois Lyotard, il problema di reperire criteri di giudizio e di legittimazione che abbiano valore locale e non più universale. Valori estetici, valori del costruire, valori dell’abitare e valori della sostenibilità possono trovare un punto di connessione nel riferimento al valore pratico e non solo rappresentativo dell’architettura, collegata alla vita quotidiana, al valore d’uso e al soddisfacimento dei bisogni individuali e collettivi. I valori che sono espressione dell’abitare sostenibile restituiscono criteri che non sono affidati all’arbitrio del singolo ma si pongono al vaglio mediante un processo logico in cui, parafrasando le posizioni dell’estetica leibniziana, vi è paradossalmente maggiore libertà se si agisce secondo ragione mentre essa è minore quando si è in preda alla passione, che fa solo obbedire alla «potenza delle cose esterne».

Téchne, memoria, sostenibilità / Bruni, Francesca; Losasso, MARIO ROSARIO; Maglio, Andrea; Mangone, Fabio. - (2014), pp. 125-142.

Téchne, memoria, sostenibilità

BRUNI, FRANCESCA;LOSASSO, MARIO ROSARIO;MAGLIO, ANDREA;MANGONE, FABIO
2014

Abstract

Nelle società avanzate l’attuale ampliamento dell’orizzonte scientifico e tecnologico prefigura il rischio concreto di una deriva tecnicista. Nel mondo della Grecia classica la tecnica è qualcosa di differente dall’accezione che le si attribuisce nel mondo contemporaneo. L’elemento decisivo della téchne non risiede nel fare, nel maneggiare, nella messa in opera di mezzi ma nel disvelamento. In una posizione di irriducibile distanza concettuale ed operativa dalla téchne classica, l’attuale deriva tecnicista individua la tecnica contemporanea di volta in volta in posizioni di servizio disponibile a “produrre qualsiasi cosa” oppure come pratica di dominio. Nell’epoca della tecnica, l’estetica della “macchina per abitare” è in molti casi sostituita da una “estetica dello stupore”, quale esito di esibizioni morfologiche e di linguaggio, spesso attuate utilizzando il contenuto espressivo di tecnologie avanzate e i nuovi valori estetici che derivano da processi di produzione e da materiali innovativi. Si tratta di procedimenti con i quali si mette da parte la ricerca della “ragione” concettuale o funzionale delle architetture e del sistema formale teso a rivelarla. La proliferazione delle tecnologie e dei linguaggi disponibili per il progetto architettonico impone di dover controllare le scelte e gli esiti del costruire in relazione ai valori propri della disciplina con il supporto di quelle componenti che si stanno affermando come plus di valori etici e pratici. La tutela dei patrimoni culturali, il contenimento degli impatti ambientali, la sostenibilità socio-economica, lo sviluppo locale sono temi che chiedono all’architettura di accrescere il bagaglio dei propri topics e di misurarsi e fornire risposte credibili alle esigenze di un mondo in profondo e rapido cambiamento. Questi temi potrebbero contribuire a far riacquistare un senso perduto alla relazione appropriata fra città, edifici e ambiente, ovvero fra artificio e natura, per tanti secoli sviluppatasi in maniera armonica. La condizione di alienazione del costruire, continuamente riscontrabile nella città contemporanea, significa che l’uomo è esterno all’abitare, abitare che quindi non appartiene più al suo essere. Ciò determina una condizione tragica dell’esistenza, poiché qualunque interesse si scelga, si permane comunque all’interno della società produttrice di merci in cui anche il progetto architettonico è tutto interno a questa contraddizione e, nel suo essere reale e concreto, rappresenta un aspetto tangibile di tale conflitto. Le categorie interpretative della società contemporanea vedono una caratteristica peculiare nel venir meno delle "grandi narrazioni " metafisiche (illuminismo, idealismo, progresso, marxismo) rassicuranti e totalizzanti che hanno giustificato ideologicamente la coesione sociale e ne hanno ispirato, nella modernità classica, le utopie rivoluzionarie. Con il declino del pensiero che alimentava i grandi racconti, si è aperto, secondo Jean-Franḉois Lyotard, il problema di reperire criteri di giudizio e di legittimazione che abbiano valore locale e non più universale. Valori estetici, valori del costruire, valori dell’abitare e valori della sostenibilità possono trovare un punto di connessione nel riferimento al valore pratico e non solo rappresentativo dell’architettura, collegata alla vita quotidiana, al valore d’uso e al soddisfacimento dei bisogni individuali e collettivi. I valori che sono espressione dell’abitare sostenibile restituiscono criteri che non sono affidati all’arbitrio del singolo ma si pongono al vaglio mediante un processo logico in cui, parafrasando le posizioni dell’estetica leibniziana, vi è paradossalmente maggiore libertà se si agisce secondo ragione mentre essa è minore quando si è in preda alla passione, che fa solo obbedire alla «potenza delle cose esterne».
2014
978-88-89946-299
Téchne, memoria, sostenibilità / Bruni, Francesca; Losasso, MARIO ROSARIO; Maglio, Andrea; Mangone, Fabio. - (2014), pp. 125-142.
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