La ricerca è dedicata alla produzione e conservazione di scritture da parte delle comunità (universitates) nel regno di Napoli (XV-XVII secolo). Produzione e conservazione erano influenzate dal sistema documentario del regno, fondato sul principio che il sovrano era la fonte ultima del diritto. Per questo egli era chiamato ad autenticare qualsiasi provvedimento delle universitates, urbane o rurali, mediante un diploma. Le comunità conservavano gelosamente un numero relativamente limitato di documenti originali emanati dall’autorità pubblica (il re, il pontefice, il signore feudale) in una cassa depositata nella chiesa principale del luogo, anche dopo che furono istituiti veri e propri archivi per il resto della documentazione. In età moderna furono prodotti, per iniziativa dei governi cittadini o di privati, diverse raccolte statutarie manoscritte e a stampa, contenenti atti pubblici. Tali raccolte, in alcuni casi riccamente miniate, erano la manifestazione della consapevolezza, da parte delle élites urbane, della propria identità. Non va però dimenticato che esse non avevano alcun valore legale, né potevano essere presentate in un giudizio, perché le corti di giustizia richiedevano gli originali. Le finalità di chi compose raccolte siffatte erano più culturali che legali: c’era bisogno di strumenti per ricordare e ritrovare ogni carta dell’archivio cittadino. Inoltre, si tendeva a conservare la quantità maggiore possibile di documenti della città, qualsiasi fosse la loro natura e il loro contenuto. Anche l’istituzione di un archivio cittadino fu influenzata dalla medesima attrazione per il recente passato medievale. Si tratta di un atteggiamento, questo degli editori di statuti e dei cancellieri e archivisti delle città, che non differisce molto da quello degli antiquari, degli storici, degli avvocati che, nel medesimo periodo, scrissero storie e apologie di una famiglia o di un centro urbano, proprio quando le città, dopo le rilevanti concessioni delle dinastie durazzesca e aragonese, avevano perso ogni possibilità di estendere la propria autonomia politica e giurisdizionale nei confronti della monarchia. // The paper studies the records produced and filed by the communities (universitates) in the Kingdom of Naples from the 15th until the 17th century. The ways the communities wrote and kept records for their administrative and political activites were influenced by the documentary system of the Kingdom. The king, source of the law, was normally requested to certify every law and deliberation of the rural and urban universitates through a diploma. The communities kept carefully the relatively few original documents granted by a public authority (King, Pope, feudal lord) locked in a little box in the treasury of the local main church, also when a local archive was founded for preserving the rest of the documentation. In the modern Ages urban governments or private citizens produced handwritten and printed statute books containing different public acts. These books, some of which had precious illuminations, can be considered as a sign of urban elites awareness of their own identity, but they had absolutely no legal value and could not be presented as proof to a court, which demanded the originals. The aims of their editors were more cultural than legal: they needed tools for remembering and retrieving every record of the city archive, and, what is more, for keeping the largest quantity of documents about the city, no matter what they were about. The institution of a city archive was influenced by the same affective attraction towards the recent medieval past. Such an attitude on the part of statute editors, city chancellors and archivists is not different from that of the antiquarians, historians, and lawyers who, during the same period, were writing histories and eulogies of a family or of a city, just when the cities had lost, after the important grants by the Durazzo and Aragonese dinasties, every possibility of extending their political and judicial autonomy vis à vis the monarchy.

Sistema documentario, archivi e identità cittadine nel regno di Napoli durante l’antico regime / Senatore, Francesco. - In: ARCHIVI. - ISSN 1970-4070. - 10:1(2015), pp. 33-74. [http://dx.doi.org/10.4469/A10-1.02]

Sistema documentario, archivi e identità cittadine nel regno di Napoli durante l’antico regime

SENATORE, FRANCESCO
2015

Abstract

La ricerca è dedicata alla produzione e conservazione di scritture da parte delle comunità (universitates) nel regno di Napoli (XV-XVII secolo). Produzione e conservazione erano influenzate dal sistema documentario del regno, fondato sul principio che il sovrano era la fonte ultima del diritto. Per questo egli era chiamato ad autenticare qualsiasi provvedimento delle universitates, urbane o rurali, mediante un diploma. Le comunità conservavano gelosamente un numero relativamente limitato di documenti originali emanati dall’autorità pubblica (il re, il pontefice, il signore feudale) in una cassa depositata nella chiesa principale del luogo, anche dopo che furono istituiti veri e propri archivi per il resto della documentazione. In età moderna furono prodotti, per iniziativa dei governi cittadini o di privati, diverse raccolte statutarie manoscritte e a stampa, contenenti atti pubblici. Tali raccolte, in alcuni casi riccamente miniate, erano la manifestazione della consapevolezza, da parte delle élites urbane, della propria identità. Non va però dimenticato che esse non avevano alcun valore legale, né potevano essere presentate in un giudizio, perché le corti di giustizia richiedevano gli originali. Le finalità di chi compose raccolte siffatte erano più culturali che legali: c’era bisogno di strumenti per ricordare e ritrovare ogni carta dell’archivio cittadino. Inoltre, si tendeva a conservare la quantità maggiore possibile di documenti della città, qualsiasi fosse la loro natura e il loro contenuto. Anche l’istituzione di un archivio cittadino fu influenzata dalla medesima attrazione per il recente passato medievale. Si tratta di un atteggiamento, questo degli editori di statuti e dei cancellieri e archivisti delle città, che non differisce molto da quello degli antiquari, degli storici, degli avvocati che, nel medesimo periodo, scrissero storie e apologie di una famiglia o di un centro urbano, proprio quando le città, dopo le rilevanti concessioni delle dinastie durazzesca e aragonese, avevano perso ogni possibilità di estendere la propria autonomia politica e giurisdizionale nei confronti della monarchia. // The paper studies the records produced and filed by the communities (universitates) in the Kingdom of Naples from the 15th until the 17th century. The ways the communities wrote and kept records for their administrative and political activites were influenced by the documentary system of the Kingdom. The king, source of the law, was normally requested to certify every law and deliberation of the rural and urban universitates through a diploma. The communities kept carefully the relatively few original documents granted by a public authority (King, Pope, feudal lord) locked in a little box in the treasury of the local main church, also when a local archive was founded for preserving the rest of the documentation. In the modern Ages urban governments or private citizens produced handwritten and printed statute books containing different public acts. These books, some of which had precious illuminations, can be considered as a sign of urban elites awareness of their own identity, but they had absolutely no legal value and could not be presented as proof to a court, which demanded the originals. The aims of their editors were more cultural than legal: they needed tools for remembering and retrieving every record of the city archive, and, what is more, for keeping the largest quantity of documents about the city, no matter what they were about. The institution of a city archive was influenced by the same affective attraction towards the recent medieval past. Such an attitude on the part of statute editors, city chancellors and archivists is not different from that of the antiquarians, historians, and lawyers who, during the same period, were writing histories and eulogies of a family or of a city, just when the cities had lost, after the important grants by the Durazzo and Aragonese dinasties, every possibility of extending their political and judicial autonomy vis à vis the monarchy.
2015
Sistema documentario, archivi e identità cittadine nel regno di Napoli durante l’antico regime / Senatore, Francesco. - In: ARCHIVI. - ISSN 1970-4070. - 10:1(2015), pp. 33-74. [http://dx.doi.org/10.4469/A10-1.02]
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/613718
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