L'Argentina si comportò in materia di migrazione dapprima da nazione ultra-accogliente favorendo l'immigrazione con lo scopo principale di attrarre forza-lavoro soprattutto per sfruttare al meglio le risorse agricole e potenziare l'allevamento del bestiame, cercando così di entrare nel mercato mondiale come paese esportatore di materie prime. Dalla Costituzione del 1853 alla ley Avellaneda del 1876 il disegno del padre costituente J.B. Alberdi (governar es poblar) parve funzionare perfettamente se si pensa che la popolazione raddoppiò e l'Argentina strinse accordi economici con numerosi paesi europei, in particolare con l'Inghilterra. A partire dagli anni '80 dell'Ottocento, invece, l'oligarchia argentina iniziò a manifestare qualche insofferenza nei riguardi degli immigrati, in particolare quelli spagnoli e italiani. Tale inversione di tendenza fu sostenuta dal positivismo penale, la criminologia lombrosiana che ebbe molto seguito in Argentina, ma che non incise tanto sulla legislazione quanto sugli strumenti di interpretazione della criminalità, come il dato etnico-razziale. A lungo fu sostenuta la tesi che l'immigrazione sudeuropea rappresentasse un pericolo per via della naturale tendenza criminale di questi popoli, ma a mio avviso la questione è un po' più complessa. Soprattutto in riferimento alle leggi del 1902 e del 1910, che posero un freno all'immigrazione e misero in funzione strumenti amministrativi per l'espulsione degli stranieri indesiderati, si può sostenere che italiani e spagnoli furono in realtà criminalizzati perché attivi nelle rivendicazioni sociali. In particolare l'Argentina fu uno dei pochi paesi al mondo ad avere dei sindacati ove la componente anarchica (di origine principalmente italiana e spagnola) fu largamente dominante. Sostengo quindi che l'élite argentina usò pregiudizi razziali al fine di colpire le prime associazioni operaie, preoccupandosi di espellere non tanto criminali comuni, quanto gli agitatori politici più pericolosi

Migrare in Argentina tra Otto e Novecento. Dalla politica di accoglienza alla difesa sociale / Rotondo, Francesco. - (2015). (Intervento presentato al convegno Migrazioni e trapianti. Seminari di storia, diritto e relazioni internazionali-VI incontro "Stato respingente/Stato accogliente:il caso argentino" tenutosi a Università degli studi di Napoli "Federico II"- Dipartimento di Giurisprudenza-Biblioteca Guarino nel 12/11/2015).

Migrare in Argentina tra Otto e Novecento. Dalla politica di accoglienza alla difesa sociale

ROTONDO, FRANCESCO
2015

Abstract

L'Argentina si comportò in materia di migrazione dapprima da nazione ultra-accogliente favorendo l'immigrazione con lo scopo principale di attrarre forza-lavoro soprattutto per sfruttare al meglio le risorse agricole e potenziare l'allevamento del bestiame, cercando così di entrare nel mercato mondiale come paese esportatore di materie prime. Dalla Costituzione del 1853 alla ley Avellaneda del 1876 il disegno del padre costituente J.B. Alberdi (governar es poblar) parve funzionare perfettamente se si pensa che la popolazione raddoppiò e l'Argentina strinse accordi economici con numerosi paesi europei, in particolare con l'Inghilterra. A partire dagli anni '80 dell'Ottocento, invece, l'oligarchia argentina iniziò a manifestare qualche insofferenza nei riguardi degli immigrati, in particolare quelli spagnoli e italiani. Tale inversione di tendenza fu sostenuta dal positivismo penale, la criminologia lombrosiana che ebbe molto seguito in Argentina, ma che non incise tanto sulla legislazione quanto sugli strumenti di interpretazione della criminalità, come il dato etnico-razziale. A lungo fu sostenuta la tesi che l'immigrazione sudeuropea rappresentasse un pericolo per via della naturale tendenza criminale di questi popoli, ma a mio avviso la questione è un po' più complessa. Soprattutto in riferimento alle leggi del 1902 e del 1910, che posero un freno all'immigrazione e misero in funzione strumenti amministrativi per l'espulsione degli stranieri indesiderati, si può sostenere che italiani e spagnoli furono in realtà criminalizzati perché attivi nelle rivendicazioni sociali. In particolare l'Argentina fu uno dei pochi paesi al mondo ad avere dei sindacati ove la componente anarchica (di origine principalmente italiana e spagnola) fu largamente dominante. Sostengo quindi che l'élite argentina usò pregiudizi razziali al fine di colpire le prime associazioni operaie, preoccupandosi di espellere non tanto criminali comuni, quanto gli agitatori politici più pericolosi
2015
Migrare in Argentina tra Otto e Novecento. Dalla politica di accoglienza alla difesa sociale / Rotondo, Francesco. - (2015). (Intervento presentato al convegno Migrazioni e trapianti. Seminari di storia, diritto e relazioni internazionali-VI incontro "Stato respingente/Stato accogliente:il caso argentino" tenutosi a Università degli studi di Napoli "Federico II"- Dipartimento di Giurisprudenza-Biblioteca Guarino nel 12/11/2015).
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