Gli studi di erudizione e antiquaria del XVIII secolo in Italia aprono una nuova pagina della fortuna dei primitivi: la scoperta degli avori medievali. Il fine del presente contributo è ampliare il quadro di conoscenze sulle vicende di conservazione e esposizione di questi manufatti in età moderna, al fine di aggiungere nuovi tasselli sull’origine e sull’assetto di significativi complessi di questa produzione medievale, come gli avori di Grado e di Salerno. Queste opere sono prese in considerazione per il tramite dell’antiquario fiorentino Angelo Maria Bandini, che ebbe ad occuparsi di entrambi i complessi con contributi rilevanti, finora inediti o trascurati dalla letteratura che si è occupata dell’argomento. Si presenta un opuscolo su uno degli avori di Grado, che permette di conoscere l’ubicazione dell’opera nella prima metà del Settecento, aprendo uno squarcio nel tema complesso della omogeneità dell’intero gruppo di opere in relazione anche alle opere presenti nella cattedrale di Grado. Nella parte finale del testo si analizza la testimonianza inedita di Bandini, che costituisce la più antica descrizione degli avori di Salerno, realizzata in occasione del suo viaggio a Roma e a Napoli (1780-1781), ponendola a confronto con le prime testimonianze sulla scoperta degli avori campani, in merito, in particolare, alle notizie inviate da Galiani a Gori (1751). La ricostituzione di tale quadro nel riflesso del doppio contributo di Bandini permette di apportare inediti contributi alla conoscenza di due dei maggiori complessi eburnei che sono giunti fino a noi dall’età medievale e di porre le basi per nuovi sviluppi nella comprensione dell’origine, della destinazione degli avori e del loro riuso e conseguente dispersione in età moderna.

Angelo Maria Bandini (1726-1803) e gli avori di ‘Grado’ e ‘Salerno’ / Milone, Antonio. - (2016), pp. 53-59.

Angelo Maria Bandini (1726-1803) e gli avori di ‘Grado’ e ‘Salerno’

Milone, Antonio
2016

Abstract

Gli studi di erudizione e antiquaria del XVIII secolo in Italia aprono una nuova pagina della fortuna dei primitivi: la scoperta degli avori medievali. Il fine del presente contributo è ampliare il quadro di conoscenze sulle vicende di conservazione e esposizione di questi manufatti in età moderna, al fine di aggiungere nuovi tasselli sull’origine e sull’assetto di significativi complessi di questa produzione medievale, come gli avori di Grado e di Salerno. Queste opere sono prese in considerazione per il tramite dell’antiquario fiorentino Angelo Maria Bandini, che ebbe ad occuparsi di entrambi i complessi con contributi rilevanti, finora inediti o trascurati dalla letteratura che si è occupata dell’argomento. Si presenta un opuscolo su uno degli avori di Grado, che permette di conoscere l’ubicazione dell’opera nella prima metà del Settecento, aprendo uno squarcio nel tema complesso della omogeneità dell’intero gruppo di opere in relazione anche alle opere presenti nella cattedrale di Grado. Nella parte finale del testo si analizza la testimonianza inedita di Bandini, che costituisce la più antica descrizione degli avori di Salerno, realizzata in occasione del suo viaggio a Roma e a Napoli (1780-1781), ponendola a confronto con le prime testimonianze sulla scoperta degli avori campani, in merito, in particolare, alle notizie inviate da Galiani a Gori (1751). La ricostituzione di tale quadro nel riflesso del doppio contributo di Bandini permette di apportare inediti contributi alla conoscenza di due dei maggiori complessi eburnei che sono giunti fino a noi dall’età medievale e di porre le basi per nuovi sviluppi nella comprensione dell’origine, della destinazione degli avori e del loro riuso e conseguente dispersione in età moderna.
2016
9783786127307
Angelo Maria Bandini (1726-1803) e gli avori di ‘Grado’ e ‘Salerno’ / Milone, Antonio. - (2016), pp. 53-59.
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