Il bacino del fiume Sarno, esteso per circa 440 kmq, è da sempre un’area densamente abitata. La notevole antropizzazione è stata determinata dalla presenza di un’agricoltura estesa e altamente produttiva, associata ad una varietà e complementarietà di attività industriali e artigianali. La distribuzione e localizzazione della popolazione e delle attività produttive è legata alla disponibilità e ricchezza di risorse idriche, largamente utilizzate a scopo potabile, agricolo, industriale. Purtroppo l’utilizzo indiscriminato della risorsa idrica, in concomitanza con lo sviluppo antropico, ha finito col determinare un progressivo impoverimento della risorsa in termini di quantità e qualità, fenomeno che, specie negli ultimi dieci anni, ha assunto un carattere quasi irreversibile, come dimostrano i cali di portata delle principali sorgenti del bacino e lo stato di inquinamento dei corsi d’ acqua e delle falde più superficiali. Il suo bacino interessa i territori di ben 39 Comuni delle Province di Napoli, Salerno ed Avellino, con una popolazione di circa 750.000 abitanti, pari al 13% dell’intera Regione Campania, con una densità demografica pari a circa 1.300 abitanti per kmq che arriva ad oltre 2.000 ab/km2 nelle zone costiere, a fronte di quella media della regione pari a 424ab/km2, ovvero più del doppio rispetto ai 206 ab/km2 dell’intera penisola. Il Sarno nasce ed è alimentato da tre sorgenti: il Rivo Palazzo, il San Marino, e la Cerola (quest’ultima conserva ancora una piccola quota di acqua sulfurea). Un’altra fonte, quella di San Mauro, si è esaurita ed ugualmente si sta verificando per la sorgente di Santa Marina di Lavorate. La causa di questo inaridimento è da ricercare nella captazione abnorme (da parte di industrie ed acquedotti) che ha ridotto le portate dell’87%, passando da 8.132 L/sec del 1980 a 1.017 L/sec del 1993. Inoltre i numerosi pozzi privati che attingono alla medesima risorsa idrica favoriscono spesso la contaminazione tra acque di falde diverse e tra queste e le acque fluviali o reflue. La diminuzione degli apporti meteorici, verificatisi negli ultimi anni nell’area, non è sufficiente a spiegare una così drastica riduzione; una delle cause principali è l’assidua captazione non compatibile con la naturale ricarica degli acquiferi. Infatti, sul fianco della montagna, dove c’è l’acquedotto, 19 pozzi captano l’acqua. Nel solo bacino del Solofrana sono stati censiti, più di dieci anni fa, 448 pozzi, che diventano ben 1.600 se si includono quelli individuati nei Comuni di Nocera Inferiore e Superiore. Il sistema idrografico del fiume Sarno è costituito dall’asta del fiume stesso, con i sottobacini montani del torrente Cavaiola e del torrente Solofrana; tale sistema è caratterizzato da una forte antropizzazione ed è in comunicazione con la rete di bonifica dell’omonima piana alluvionale. Purtroppo, a fronte di un fortissimo impatto antropico, non esiste ancora al momento un sistema di depurazione delle acque reflue urbane ed industriali, che sia all’altezza della situazione. A questo si aggiunge una marcata indisciplina negli scarichi che comporta sovente la trasformazione del Sarno e dei suoi affluenti in vere fogne a cielo aperto. Per questo motivo si vogliono mostrare in questo studio alcuni risultati di un’indagine svolta nell’arco di un anno su acque effluenti dall’impianto consortile che è presente sul territorio, l’impianto CODISO.

L’emergenza ambientale del Fiume Sarno: Analisi dell’inquinamento nel polo di Solofra / C., Mannato; P., Cacace; M., Avallone; Ferrara, Luciano. - STAMPA. - (2007), pp. 205-208.

L’emergenza ambientale del Fiume Sarno: Analisi dell’inquinamento nel polo di Solofra

FERRARA, LUCIANO
2007

Abstract

Il bacino del fiume Sarno, esteso per circa 440 kmq, è da sempre un’area densamente abitata. La notevole antropizzazione è stata determinata dalla presenza di un’agricoltura estesa e altamente produttiva, associata ad una varietà e complementarietà di attività industriali e artigianali. La distribuzione e localizzazione della popolazione e delle attività produttive è legata alla disponibilità e ricchezza di risorse idriche, largamente utilizzate a scopo potabile, agricolo, industriale. Purtroppo l’utilizzo indiscriminato della risorsa idrica, in concomitanza con lo sviluppo antropico, ha finito col determinare un progressivo impoverimento della risorsa in termini di quantità e qualità, fenomeno che, specie negli ultimi dieci anni, ha assunto un carattere quasi irreversibile, come dimostrano i cali di portata delle principali sorgenti del bacino e lo stato di inquinamento dei corsi d’ acqua e delle falde più superficiali. Il suo bacino interessa i territori di ben 39 Comuni delle Province di Napoli, Salerno ed Avellino, con una popolazione di circa 750.000 abitanti, pari al 13% dell’intera Regione Campania, con una densità demografica pari a circa 1.300 abitanti per kmq che arriva ad oltre 2.000 ab/km2 nelle zone costiere, a fronte di quella media della regione pari a 424ab/km2, ovvero più del doppio rispetto ai 206 ab/km2 dell’intera penisola. Il Sarno nasce ed è alimentato da tre sorgenti: il Rivo Palazzo, il San Marino, e la Cerola (quest’ultima conserva ancora una piccola quota di acqua sulfurea). Un’altra fonte, quella di San Mauro, si è esaurita ed ugualmente si sta verificando per la sorgente di Santa Marina di Lavorate. La causa di questo inaridimento è da ricercare nella captazione abnorme (da parte di industrie ed acquedotti) che ha ridotto le portate dell’87%, passando da 8.132 L/sec del 1980 a 1.017 L/sec del 1993. Inoltre i numerosi pozzi privati che attingono alla medesima risorsa idrica favoriscono spesso la contaminazione tra acque di falde diverse e tra queste e le acque fluviali o reflue. La diminuzione degli apporti meteorici, verificatisi negli ultimi anni nell’area, non è sufficiente a spiegare una così drastica riduzione; una delle cause principali è l’assidua captazione non compatibile con la naturale ricarica degli acquiferi. Infatti, sul fianco della montagna, dove c’è l’acquedotto, 19 pozzi captano l’acqua. Nel solo bacino del Solofrana sono stati censiti, più di dieci anni fa, 448 pozzi, che diventano ben 1.600 se si includono quelli individuati nei Comuni di Nocera Inferiore e Superiore. Il sistema idrografico del fiume Sarno è costituito dall’asta del fiume stesso, con i sottobacini montani del torrente Cavaiola e del torrente Solofrana; tale sistema è caratterizzato da una forte antropizzazione ed è in comunicazione con la rete di bonifica dell’omonima piana alluvionale. Purtroppo, a fronte di un fortissimo impatto antropico, non esiste ancora al momento un sistema di depurazione delle acque reflue urbane ed industriali, che sia all’altezza della situazione. A questo si aggiunge una marcata indisciplina negli scarichi che comporta sovente la trasformazione del Sarno e dei suoi affluenti in vere fogne a cielo aperto. Per questo motivo si vogliono mostrare in questo studio alcuni risultati di un’indagine svolta nell’arco di un anno su acque effluenti dall’impianto consortile che è presente sul territorio, l’impianto CODISO.
2007
9788854811843
L’emergenza ambientale del Fiume Sarno: Analisi dell’inquinamento nel polo di Solofra / C., Mannato; P., Cacace; M., Avallone; Ferrara, Luciano. - STAMPA. - (2007), pp. 205-208.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/422139
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