Il titolo della relazione ha espliciti debiti con due saggi di Kenneth Frampton: il primo apparso su “Casabella” nel 1984; il secondo, del 1990, introdotto da un lungo brano di Paul Ricoeur il cui nocciolo è il paradosso “come diventare moderni e ritornare alle origini; come far rivivere una vecchia civiltà dormiente e partecipare alla civiltà universale”. A parere di Frampton l’architettura può sostenersi come disciplina critica solo se assume un ruolo di retroguardia, cioè si distanzia in ugual misura sia dal mito del progresso dell’Illuminismo che dall’impulso di un ritorno a forme architettoniche del passato pre-industriale. “Una retroguardia critica deve staccarsi sia dall’ottimizzazione della tecnologia più avanzata, sia dalla continua tendenza a regredire in uno storicismo nostalgico e in un decorativismo spento”. Ad un quarto di secolo di distanza nuovi temi ed urgenze hanno acquistato rilevanza e meritano di essere messi in questione entro questo stesso orizzonte. Architettura sostenibile, bio-architettura, architettura ecocompatibile sono, insieme a molti analoghi termini, solo parole di moda o riflettono una rinnovata sensibilità? Questo scritto sonda questo interrogativo riflettendo su un modo dell’architettura che mette in prima linea, tra i suoi scopi, la vita degli esseri viventi e le condizioni della sua salvaguardia nel tempo, che utilizza materiali ecocompatibili dalla fase di produzione a quella di uso e di dismissione, che prevede il minimo consumo di risorse col minor impatto ambientale possibile, che migliora la qualità della vita. Ma la sostenibilità deve essere anche formale, di linguaggio, di rispetto del contesto in tutti i sensi: ed è questo il problema dell’inserimento di nuove architetture ‘sostenibili’ nell’ambiente esistente, soprattutto costruito e storico, un ambiente che spesso può anzi suggerire soluzioni morfologiche ben strutturate e positivamente sperimentate nel tempo (cortili, portici, logge). Infatti sostenibilità vuol dire anche saper interpretare la complessità delle relazioni esistenti tra il sistema ambiente, e quindi anche quello delle preesistenze, il progetto e la realizzazione di organismi architettonici e/o interventi urbani, per stabilire un equilibrio non solo dal punto di vista ecologico rispettando le condizioni definite dalle reciproche relazioni dei fattori naturali e del contesto costruito.

Una retroguardia per il progetto contemporaneo / Rispoli, Francesco. - ELETTRONICO. - (2010), pp. 38-46.

Una retroguardia per il progetto contemporaneo

RISPOLI, FRANCESCO
2010

Abstract

Il titolo della relazione ha espliciti debiti con due saggi di Kenneth Frampton: il primo apparso su “Casabella” nel 1984; il secondo, del 1990, introdotto da un lungo brano di Paul Ricoeur il cui nocciolo è il paradosso “come diventare moderni e ritornare alle origini; come far rivivere una vecchia civiltà dormiente e partecipare alla civiltà universale”. A parere di Frampton l’architettura può sostenersi come disciplina critica solo se assume un ruolo di retroguardia, cioè si distanzia in ugual misura sia dal mito del progresso dell’Illuminismo che dall’impulso di un ritorno a forme architettoniche del passato pre-industriale. “Una retroguardia critica deve staccarsi sia dall’ottimizzazione della tecnologia più avanzata, sia dalla continua tendenza a regredire in uno storicismo nostalgico e in un decorativismo spento”. Ad un quarto di secolo di distanza nuovi temi ed urgenze hanno acquistato rilevanza e meritano di essere messi in questione entro questo stesso orizzonte. Architettura sostenibile, bio-architettura, architettura ecocompatibile sono, insieme a molti analoghi termini, solo parole di moda o riflettono una rinnovata sensibilità? Questo scritto sonda questo interrogativo riflettendo su un modo dell’architettura che mette in prima linea, tra i suoi scopi, la vita degli esseri viventi e le condizioni della sua salvaguardia nel tempo, che utilizza materiali ecocompatibili dalla fase di produzione a quella di uso e di dismissione, che prevede il minimo consumo di risorse col minor impatto ambientale possibile, che migliora la qualità della vita. Ma la sostenibilità deve essere anche formale, di linguaggio, di rispetto del contesto in tutti i sensi: ed è questo il problema dell’inserimento di nuove architetture ‘sostenibili’ nell’ambiente esistente, soprattutto costruito e storico, un ambiente che spesso può anzi suggerire soluzioni morfologiche ben strutturate e positivamente sperimentate nel tempo (cortili, portici, logge). Infatti sostenibilità vuol dire anche saper interpretare la complessità delle relazioni esistenti tra il sistema ambiente, e quindi anche quello delle preesistenze, il progetto e la realizzazione di organismi architettonici e/o interventi urbani, per stabilire un equilibrio non solo dal punto di vista ecologico rispettando le condizioni definite dalle reciproche relazioni dei fattori naturali e del contesto costruito.
2010
9788884971630
Una retroguardia per il progetto contemporaneo / Rispoli, Francesco. - ELETTRONICO. - (2010), pp. 38-46.
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