L’Amministrazione Comunale della Città di San Giorgio a Cremano, ha cominciato già da gennaio 2011 i preparativi per l'organizzazione della VI edizione del GIORNO DEL GIOCO, un appuntamento fisso con cadenza annuale, stabilito in ogni secondo mercoledì del mese di maggio. Il tema scelto per la prossima edizione è: “GIOCHI DA MASCHI DA FEMMINA E DA TUTTI E DUE” - Le pari opportunità nel gioco. Quanto un gioco determina la crescita? Non crediamo nelle differenze di genere, ma crediamo nei pregiudizi, negli stereotipi e pensiamo che vadano compresi prima che combattuti, a casa, a scuola, in ufficio, nella vita pubblica. Un tema quanto mai attuale se riflettiamo sulle ultime vicende della politica nazionale.La produzione di giochi e giocattoli presente sul mercato è assai differenziata, come si può constatare anche semplicemente osservando la disposizione dei giocattoli nelle vetrine dei negozi ma anche le pubblicità che intervallano sistematicamente la proiezione di programmi per l’infanzia. Bambole, passeggini, trucchi.... popolano gli spazi rivolti alle bambine; mentre macchinine, supereroi, armi giocattolo... occupano quelli maschili. Si tratta di una differenziazione considerata assolutamente normale e auspicabile, perché rispecchia ruoli e qualità classicamente attribuiti a maschi e femmine. Le difficoltà emergono nel momento in cui le trasformazioni delle figure maschili e femminili nella società sono tali da entrare in conflitto con i valori trasmessi da tali giocattoli. Diventa difficile, per esempio, continuare a sostenere l’importanza che un maschio non giochi con il bambolotto, in una società come quella attuale, in cui i padri sempre più assumono comportamenti di cura nei confronti dei propri figli. Nell’intervento specifico dei ruoli degli architetti e urbanisti il tema è affrontato dal punto di genere per i seguenti spunti di riflessione:1. All'interno di molte città oggi si riscontrano caratteristiche che fanno del contesto urbano il luogo meno piacevolmente vissuto dai suoi abitanti. Le cause di tale insostenibilità sono da riscontrare in numerosi fattori, molto spesso prodotti dallo stesso modello di vita proposto. L'intenso traffico veicolare, un graduale annullamento dell'ambito pubblico a cui fa fronte una crescente cultura del privato, veicolata ormai da forme abitative sempre più attraenti, hanno dato vita ad un modello di architettura che, sempre più, si ispira all'inconsistenza dell'apparire piuttosto che alla sostanza dell'essere.2. Un’architettura che da anni si è sviluppata per fare fronte alle esigenze dell' uomo, adulto, maschio, lavoratore ma che ha lasciato lungo il cammino tutte quelle fasce considerate più deboli, le donne i bambini, i disabili, cittadini di seconda categoria, con meno diritti ma che ad un prezzo ancora più alto pagano le contraddizioni di un simile contesto.3. Anche i più piccoli, dunque, hanno subito le conseguenze di una pianificazione che non ha tenuto conto delle loro richieste d'aiuto e che non ha permesso di vivere appieno le loro possibilità di esprimersi attraverso il gioco, di muoversi in piena autonomia, di usufruire del proprio tempo libero, d'incontrare altri loro coetanei e non solo, creando situazioni di solitudine e disagio che sono diventate abituali nella quotidianità infantile.4. La perdita d'interesse nei confronti delle giovani generazioni da parte di coloro che si occupano dell'organizzazione urbana si è concretizzata, da un lato, in una vera e propria sottrazione di spazi o nella realizzazioni di luoghi a loro dedicati fortemente strutturati e comunque non adeguati alle reali esigenze.Bisogna prendere atto che l’architettura non può più essere soltanto un oggetto ma deve essere uno strumento che facilita la relazione. E questo ancora di più oggi, in un tempo in cui le tecnologie hanno sostituito il dialogo diretto tra le persone. Dobbiamo sforzarci verso un approccio più «umano» che ci indichi una strada diversa, dopo le ultime edizioni piene di «effetti speciali» e di esibizioni muscolari da architettistar."Esiste un punto di vista femminile nell'architettura? Si può parlare di poetica femminile?"Rimosse le barriere formali all'esercizio della professione, ora si tratta di conquistare visibilità e proporre - e imporre - temi, idee, progetti, spazi architettonici e urbani "desiderabili" per le donne, gli uomini, i bambini... Le donne architetto devono affiancare al lavoro di ricostruzione della storia, di osservazione critica, quello di una progettazione "rivoluzionaria", audace, di costruzione attiva di spazi umani - fatti da donne e uomini, bambini e bambine diversi, ma pari.E' una grande responsabilità, un lavoro difficile, rischioso, di decostruzione e sperimentazione, ma anche un compito intrigante, che promette grandi soddisfazioni, che apre campi di azione e percorsi professionali e creativi completamente nuovi.La ragione principale che impedisce ai bambini di uscire da casa, è la pericolosità della strada. Il traffico, l'inquinamento e la presenza di persone pericolose fanno pensare agli adulti che sia impossibile per un bambino/a scendere in strada da solo/a per giocare con gli amici. Le misure di difesa prevedono a livello individuale varie forme di "fortificazione" come porte blindate, sistemi di allarme da un lato e l'accompagnamento costante del bambino e la sua dotazione di strumenti di controllo remoto: dal telefonino al braccialetto a lettura satellitare. A livello sociale è semplicemente la richiesta di difesa pubblica, di maggiore presenza di polizia, di videocamere sulle aree pubbliche, di polizie private, d’armi individuali. Ma questi strumenti si sono sempre rivelati inefficaci e assolutamente lesivi dei diritti dei cittadini, specialmente di quelli più soli che in una situazione di difesa estrema sono condannati alla reclusione in casa. L'alternativa è la partecipazione, "l'occupazione" sociale degli spazi pubblici. Uno strumento fondamentale per ricostruire un ambiente accogliente e disponibile nei confronti dei bambini è chiedere il loro contributo, chiamarli a collaborare per un cambiamento reale dell'ambiente urbano. La partecipazione dei bambini è utile e vantaggiosa se si realizzano due condizioni fondamentali. La prima: l'adulto che invita i bambini a partecipare deve essere convinto che i bambini possono dare un contributo reale, essere disposto a tenerne conto e quindi avere effettivamente bisogno del loro aiuto. La seconda: l'adulto che invita i bambini a partecipare deve essere titolare del potere che partecipa per poter onorare l'impegno assunto. La scuola può far partecipare i bambini ad alcuni aspetti della sua organizzazione, così la famiglia per molte decisioni da prendere. La città attraverso i suoi amministratori può far partecipare i bambini ad alcune decisioni, a partire da quelle legate alle esigenze infantili come la ristrutturazione di spazi, arredi, ambienti o i problemi della mobilità pedonale. Attraverso le corrette forme di partecipazione i bambini vivono coerenti e importanti esperienze di cittadinanza che contribuiscono al benessere di tutti. Ecco il progetto che il Laboratorio Città dei bambini e delle bambine ha deciso di intraprendere insieme con l’Università per un Piano di sistema delle aree gioco urbane.

La progettazione di spazi architettonici e urbani "desiderabili" per le donne, gli uomini e i bambini / Buondonno, Emma. - (2011). (Intervento presentato al convegno Giochi da maschi, da femmine e...da tutti e due nelle città dei bambini e delle bambine tenutosi a San Giorgio a Cremano, Villa Vannucchi, Corso Roma, 45 (NA) nel 25 febbraio 2011).

La progettazione di spazi architettonici e urbani "desiderabili" per le donne, gli uomini e i bambini.

BUONDONNO, EMMA
2011

Abstract

L’Amministrazione Comunale della Città di San Giorgio a Cremano, ha cominciato già da gennaio 2011 i preparativi per l'organizzazione della VI edizione del GIORNO DEL GIOCO, un appuntamento fisso con cadenza annuale, stabilito in ogni secondo mercoledì del mese di maggio. Il tema scelto per la prossima edizione è: “GIOCHI DA MASCHI DA FEMMINA E DA TUTTI E DUE” - Le pari opportunità nel gioco. Quanto un gioco determina la crescita? Non crediamo nelle differenze di genere, ma crediamo nei pregiudizi, negli stereotipi e pensiamo che vadano compresi prima che combattuti, a casa, a scuola, in ufficio, nella vita pubblica. Un tema quanto mai attuale se riflettiamo sulle ultime vicende della politica nazionale.La produzione di giochi e giocattoli presente sul mercato è assai differenziata, come si può constatare anche semplicemente osservando la disposizione dei giocattoli nelle vetrine dei negozi ma anche le pubblicità che intervallano sistematicamente la proiezione di programmi per l’infanzia. Bambole, passeggini, trucchi.... popolano gli spazi rivolti alle bambine; mentre macchinine, supereroi, armi giocattolo... occupano quelli maschili. Si tratta di una differenziazione considerata assolutamente normale e auspicabile, perché rispecchia ruoli e qualità classicamente attribuiti a maschi e femmine. Le difficoltà emergono nel momento in cui le trasformazioni delle figure maschili e femminili nella società sono tali da entrare in conflitto con i valori trasmessi da tali giocattoli. Diventa difficile, per esempio, continuare a sostenere l’importanza che un maschio non giochi con il bambolotto, in una società come quella attuale, in cui i padri sempre più assumono comportamenti di cura nei confronti dei propri figli. Nell’intervento specifico dei ruoli degli architetti e urbanisti il tema è affrontato dal punto di genere per i seguenti spunti di riflessione:1. All'interno di molte città oggi si riscontrano caratteristiche che fanno del contesto urbano il luogo meno piacevolmente vissuto dai suoi abitanti. Le cause di tale insostenibilità sono da riscontrare in numerosi fattori, molto spesso prodotti dallo stesso modello di vita proposto. L'intenso traffico veicolare, un graduale annullamento dell'ambito pubblico a cui fa fronte una crescente cultura del privato, veicolata ormai da forme abitative sempre più attraenti, hanno dato vita ad un modello di architettura che, sempre più, si ispira all'inconsistenza dell'apparire piuttosto che alla sostanza dell'essere.2. Un’architettura che da anni si è sviluppata per fare fronte alle esigenze dell' uomo, adulto, maschio, lavoratore ma che ha lasciato lungo il cammino tutte quelle fasce considerate più deboli, le donne i bambini, i disabili, cittadini di seconda categoria, con meno diritti ma che ad un prezzo ancora più alto pagano le contraddizioni di un simile contesto.3. Anche i più piccoli, dunque, hanno subito le conseguenze di una pianificazione che non ha tenuto conto delle loro richieste d'aiuto e che non ha permesso di vivere appieno le loro possibilità di esprimersi attraverso il gioco, di muoversi in piena autonomia, di usufruire del proprio tempo libero, d'incontrare altri loro coetanei e non solo, creando situazioni di solitudine e disagio che sono diventate abituali nella quotidianità infantile.4. La perdita d'interesse nei confronti delle giovani generazioni da parte di coloro che si occupano dell'organizzazione urbana si è concretizzata, da un lato, in una vera e propria sottrazione di spazi o nella realizzazioni di luoghi a loro dedicati fortemente strutturati e comunque non adeguati alle reali esigenze.Bisogna prendere atto che l’architettura non può più essere soltanto un oggetto ma deve essere uno strumento che facilita la relazione. E questo ancora di più oggi, in un tempo in cui le tecnologie hanno sostituito il dialogo diretto tra le persone. Dobbiamo sforzarci verso un approccio più «umano» che ci indichi una strada diversa, dopo le ultime edizioni piene di «effetti speciali» e di esibizioni muscolari da architettistar."Esiste un punto di vista femminile nell'architettura? Si può parlare di poetica femminile?"Rimosse le barriere formali all'esercizio della professione, ora si tratta di conquistare visibilità e proporre - e imporre - temi, idee, progetti, spazi architettonici e urbani "desiderabili" per le donne, gli uomini, i bambini... Le donne architetto devono affiancare al lavoro di ricostruzione della storia, di osservazione critica, quello di una progettazione "rivoluzionaria", audace, di costruzione attiva di spazi umani - fatti da donne e uomini, bambini e bambine diversi, ma pari.E' una grande responsabilità, un lavoro difficile, rischioso, di decostruzione e sperimentazione, ma anche un compito intrigante, che promette grandi soddisfazioni, che apre campi di azione e percorsi professionali e creativi completamente nuovi.La ragione principale che impedisce ai bambini di uscire da casa, è la pericolosità della strada. Il traffico, l'inquinamento e la presenza di persone pericolose fanno pensare agli adulti che sia impossibile per un bambino/a scendere in strada da solo/a per giocare con gli amici. Le misure di difesa prevedono a livello individuale varie forme di "fortificazione" come porte blindate, sistemi di allarme da un lato e l'accompagnamento costante del bambino e la sua dotazione di strumenti di controllo remoto: dal telefonino al braccialetto a lettura satellitare. A livello sociale è semplicemente la richiesta di difesa pubblica, di maggiore presenza di polizia, di videocamere sulle aree pubbliche, di polizie private, d’armi individuali. Ma questi strumenti si sono sempre rivelati inefficaci e assolutamente lesivi dei diritti dei cittadini, specialmente di quelli più soli che in una situazione di difesa estrema sono condannati alla reclusione in casa. L'alternativa è la partecipazione, "l'occupazione" sociale degli spazi pubblici. Uno strumento fondamentale per ricostruire un ambiente accogliente e disponibile nei confronti dei bambini è chiedere il loro contributo, chiamarli a collaborare per un cambiamento reale dell'ambiente urbano. La partecipazione dei bambini è utile e vantaggiosa se si realizzano due condizioni fondamentali. La prima: l'adulto che invita i bambini a partecipare deve essere convinto che i bambini possono dare un contributo reale, essere disposto a tenerne conto e quindi avere effettivamente bisogno del loro aiuto. La seconda: l'adulto che invita i bambini a partecipare deve essere titolare del potere che partecipa per poter onorare l'impegno assunto. La scuola può far partecipare i bambini ad alcuni aspetti della sua organizzazione, così la famiglia per molte decisioni da prendere. La città attraverso i suoi amministratori può far partecipare i bambini ad alcune decisioni, a partire da quelle legate alle esigenze infantili come la ristrutturazione di spazi, arredi, ambienti o i problemi della mobilità pedonale. Attraverso le corrette forme di partecipazione i bambini vivono coerenti e importanti esperienze di cittadinanza che contribuiscono al benessere di tutti. Ecco il progetto che il Laboratorio Città dei bambini e delle bambine ha deciso di intraprendere insieme con l’Università per un Piano di sistema delle aree gioco urbane.
2011
La progettazione di spazi architettonici e urbani "desiderabili" per le donne, gli uomini e i bambini / Buondonno, Emma. - (2011). (Intervento presentato al convegno Giochi da maschi, da femmine e...da tutti e due nelle città dei bambini e delle bambine tenutosi a San Giorgio a Cremano, Villa Vannucchi, Corso Roma, 45 (NA) nel 25 febbraio 2011).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/379386
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