I luoghi di transito sono definiti in molti modi. Parte della critica si limita a connotare con tale espressione i luoghi legati al viaggio, allo spostamento da un luogo all'altro, sia i punti di contatto con i mezzi di trasporto – stazioni – sia si servizi di supporto a chi viaggia con i propri mezzi – stazioni di servizio, autogrill -. Sempre relativamente al viaggio i luoghi di transito, per alcuni studiosi, sono anche quelli in cui si soggiorna per tempi brevi come alberghi, motel, ostelli, in cui si declinano aspetti propri del privato nel pubblico. Al di là del viaggio, inoltre, c'è chi definisce, affidandosi al significato letterale dell'espressione, “luoghi di transito” tutti quei luoghi che si “attraversano” nel quotidiano, che non hanno un'unica funzione o una caratterizzazione precisa, e che, offrendo un panorama variegato di possibilità, diventano i luoghi che accompagnano il fluire della vita di ogni giorno. In tal senso i luoghi di transito, i luoghi in cui si transita, per uno scopo o solo perché attratti dalle infinite offerte e stimoli, possono essere assimilati ai “non luoghi”, a spazi sempre più flessibili ma comunque presenti e ossessivi nel loro definire ogni aspetto del quotidiano. Per questo, pur avendo voluto intendere i luoghi di transito in maniera più riduttiva, e cioè esclusivamente come quelli legati al passaggio fisico da un luogo ad un altro, e quindi tappe e momenti di un sistema di luoghi più complesso che definisce il viaggio, si è deciso di affrontare una peculiarità dell'abitare, dello stare nello spazio architettonico, che viene prima della funzione e che è legato ad un particolare stato d'animo dei fruitori: l'attesa. L'attesa è propria dei momenti che scandiscono un viaggio, ma è anche legata a diversi momenti della vita in cui l'uomo percepisce una deformazione del tempo legata all'emozione degli avvenimenti che stanno per accadere. Da questo punto di vista i luoghi di transito rappresentano strutture capaci di modificare finanche l’uso e la forma del territorio, di ridefinire e recuperare lo spazio urbano, di caratterizzare e conformare l’ambiente e il paesaggio, di reinventare spazi collettivi ad uso pubblico in base ai nuovi ritmi della vita quotidiana, di comunicare e di raccontare la vita di ogni giorno. Siano essi luoghi caratterizzanti gli spostamenti brevi, ovvero “inizio e fine” di viaggi lunghi, siano luoghi del quotidiano per il trasporto giornaliero, oppure scena di eventi particolari e occasionali, rappresentano comunque un momento in bilico tra il domestico e il pubblico, tra la necessità di intimità e la partecipazione, tra l’attesa e il movimento. L'attesa in tali luoghi poi li identifica come scena dove rappresentare il tempo che separa un evento da un altro, come materializzazione del “tempo perduto” e quindi spazi non più finalizzati ad assolvere ad un determinato bisogno quanto piuttosto di dare forma alle esigenze individuali, alle preoccupazioni, alle debolezze e alle ansie del singolo, alle aspettative della società. Waiting vuole quindi indagare le differenti problematiche relative all’attesa e comprendere l’evoluzione e i cambiamenti che gli spazi ad essa dedicati hanno avuto nel tempo ma nel contempo vuole provare a comprendere le reali esigenze su cui conformare i luoghi di transito nel prossimo futuro.

Waiting. Spazi per l'attesa / Giardiello, Paolo. - STAMPA. - (2010).

Waiting. Spazi per l'attesa

GIARDIELLO, PAOLO
2010

Abstract

I luoghi di transito sono definiti in molti modi. Parte della critica si limita a connotare con tale espressione i luoghi legati al viaggio, allo spostamento da un luogo all'altro, sia i punti di contatto con i mezzi di trasporto – stazioni – sia si servizi di supporto a chi viaggia con i propri mezzi – stazioni di servizio, autogrill -. Sempre relativamente al viaggio i luoghi di transito, per alcuni studiosi, sono anche quelli in cui si soggiorna per tempi brevi come alberghi, motel, ostelli, in cui si declinano aspetti propri del privato nel pubblico. Al di là del viaggio, inoltre, c'è chi definisce, affidandosi al significato letterale dell'espressione, “luoghi di transito” tutti quei luoghi che si “attraversano” nel quotidiano, che non hanno un'unica funzione o una caratterizzazione precisa, e che, offrendo un panorama variegato di possibilità, diventano i luoghi che accompagnano il fluire della vita di ogni giorno. In tal senso i luoghi di transito, i luoghi in cui si transita, per uno scopo o solo perché attratti dalle infinite offerte e stimoli, possono essere assimilati ai “non luoghi”, a spazi sempre più flessibili ma comunque presenti e ossessivi nel loro definire ogni aspetto del quotidiano. Per questo, pur avendo voluto intendere i luoghi di transito in maniera più riduttiva, e cioè esclusivamente come quelli legati al passaggio fisico da un luogo ad un altro, e quindi tappe e momenti di un sistema di luoghi più complesso che definisce il viaggio, si è deciso di affrontare una peculiarità dell'abitare, dello stare nello spazio architettonico, che viene prima della funzione e che è legato ad un particolare stato d'animo dei fruitori: l'attesa. L'attesa è propria dei momenti che scandiscono un viaggio, ma è anche legata a diversi momenti della vita in cui l'uomo percepisce una deformazione del tempo legata all'emozione degli avvenimenti che stanno per accadere. Da questo punto di vista i luoghi di transito rappresentano strutture capaci di modificare finanche l’uso e la forma del territorio, di ridefinire e recuperare lo spazio urbano, di caratterizzare e conformare l’ambiente e il paesaggio, di reinventare spazi collettivi ad uso pubblico in base ai nuovi ritmi della vita quotidiana, di comunicare e di raccontare la vita di ogni giorno. Siano essi luoghi caratterizzanti gli spostamenti brevi, ovvero “inizio e fine” di viaggi lunghi, siano luoghi del quotidiano per il trasporto giornaliero, oppure scena di eventi particolari e occasionali, rappresentano comunque un momento in bilico tra il domestico e il pubblico, tra la necessità di intimità e la partecipazione, tra l’attesa e il movimento. L'attesa in tali luoghi poi li identifica come scena dove rappresentare il tempo che separa un evento da un altro, come materializzazione del “tempo perduto” e quindi spazi non più finalizzati ad assolvere ad un determinato bisogno quanto piuttosto di dare forma alle esigenze individuali, alle preoccupazioni, alle debolezze e alle ansie del singolo, alle aspettative della società. Waiting vuole quindi indagare le differenti problematiche relative all’attesa e comprendere l’evoluzione e i cambiamenti che gli spazi ad essa dedicati hanno avuto nel tempo ma nel contempo vuole provare a comprendere le reali esigenze su cui conformare i luoghi di transito nel prossimo futuro.
2010
9788884971715
Waiting. Spazi per l'attesa / Giardiello, Paolo. - STAMPA. - (2010).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/379003
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