Il problema della contaminazione nelle aree in prossimità di siti di smaltimento lecito ed illecito di rifiuti in Campania sembra produrre già i suoi effetti nefasti sulla salute (Senior & Mazza, 2004), ma non si conoscono tutt'oggi gli effetti psicosociali sulla comunità. A partire dalle ricerche sulle comunità contaminate e dalla teoria della Turbolenza ambientale di Edelstein (2004), traiamo delle categorie di analisi di questi effetti, individuando come particolarmente rilevanti la rappresentazione del rischio e l'evoluzione di risposte “enabling” della comunità, ovvero della reazione spontanea di alcune organizzazioni informali di cittadini che promuovono empowerment e partecipazione attraverso il definirsi come rete di supporto sociale, alternativa a quella tradizionale. A partire dal modello psicopolitico di Klandermans (1997) integrato da Mannarini et al. (2009) e applicato allo studio dei movimenti LULU (Locally Unwanted Land Uses), traiamo poi delle categorie di lettura del fenomeno della protesta, inteso come una delle reazioni “enabling” accordando in questo senso entrambe le linee teoriche. L’obiettivo è quello di ampliare l’esplorazione della protesta, potendola inquadrare in un'ottica situata, ovvero dipendente dal contesto di riferimento, dai suoi vincoli e dalle sue risorse, come è nella tradizione della psicologia di comunità. Il contesto scelto è quello di una città della provincia di Napoli, Giugliano, città compresa nella “Terra dei fuochi”, cosiddetta per l'alta frequenza di roghi di rifiuti e particolarmente toccata dal danno ambientale, anche per la presenza di numerose discariche e siti di stoccaggio, alcuni ampliati più volte, altri chiusi per la presenza di indagini della magistratura sulla presenza di rifiuti nocivi e impianti non a norma, ma recentemente riaperti per tamponare la cosiddetta “emergenza rifiuti”. A tal fine, è stata compiuta un’indagine qualitativa in cui sono stati reclutati 15 key people della comunità (referenti politici, presidi, imprenditori, funzionari comunali, referenti delle associazioni, dei comitati di protesta e di organizzazioni informali nate via web) attraverso un campionamento snow-ball. E’ stata loro somministrata un’ intervista individuale semistrutturata, sulla base di categorie tratte dalle cornici teoriche suddette. Le aree di indagine sono state: Contesto di partecipazione: storia, motivazioni, organizzazione dell' associazione/comitato; Territorio: contesto politico e geografico di riferimento e legame al territorio;Valutazione del problema (roghi di rifiuti e discariche): grado di informazioni ed attribuzione di responsabilità; Valutazione della gravità del rischio per la salute e risposte emotive; Reazioni dei cittadini e motivi ipotizzati della scarsa partecipazione, valutazione della comunità;Valutazione della protesta: atteggiamento favorevole o sfavorevole, limiti, fallimenti e successi della protesta, motivi della non sostenibilità nel tempo; Prospettive di cambiamento, progettualità e punti di forza. L’analisi testuale è stata effettuata con l’ausilio del software T-lab (Lancia, 2004). I risultati emersi sono diversi. Rispetto alla visione della comunità, è emerso che il disinteresse e l’abitudine sono gli atteggiamenti prevalenti poichè esprimono uno sfaldarsi di un senso di appartenenza alla comunità, a causa di fattori geografici e sociali (mancanza di centri di aggregazione, diversi insediamenti di nuovi abitanti non sufficientemente integrati). La protesta è vista come reattiva nella maggioranza delle persone al sentire il problema a livello percettivo (puzza) ed emotivo (paura, vergogna). Emergono inoltre forme di partecipazione di tipo intellettuale e comunicativo (Banks et al., 1992), incoraggiate soprattutto dai referenti scolastici. Come soluzioni al problema, oltre a scelte politiche di sistema ipotizzate dai referenti delle associazioni, si fa appello alla possibilità di denunciare, informarsi ed informare. Queste sono anche gli effetti e i successi riconosciuti alla protesta, data lo scarso potere percepito di incidere politicamente. La rappresentazione dei rischi ha tre livelli: salute personale, danno ambientale ed economico, è influenzata dalla sfiducia nel sapere ufficiale ed è vista come precaria nella maggior parte della comunità. Si parla infatti di ignoranza e silenzio, ipotizzando nel primo caso mancanza di informazioni, nel secondo un tacere avendo già a disposizione informazioni. E’ questo il caso in cui sembra saltata la connessione tra il sapere e l'agire, a causa dell'uso di strategie difensive dal rischio di contaminazione che sembrano ostacolare il processo di assimilazione delle informazioni. Tali strategie sono di tipo: comportamentale (es. fughe dal paese nei week-end), cognitivo (es. credere che nessuno possa fare niente, alimentare il progetto di andare via), emotivo (es. sdrammatizzazione). Questi ed altri risultati inducono riflessioni sulle differenze tra questa forma di protesta ed altre studiate ad esempio in riferimento al movimento NoTav, e conducono all’elaborazione di ipotesi di ulteriori variabili da integrare nel modello psicopolitico di Klandermans (1997) e ad indicazioni per uno studio successivo che approfondisca le strategie coping che promuovono o ostacolano l' azione collettiva di partecipazione. Riferimenti Bibliografici Banks, M., Bates, I., Breakwell, G., Bynner, J., Emler, N., Jamieson, Roberts K. (1992). Careers and identities. Open University Press. Edelstein, M. R. (2004). Contaminated Communities: Coping with Residential Toxic Exposure (Second Edition). Boulder, Co.: Westview Press. Klandermans, B. (1997). The social psychology of protest. Oxford: Blackwell. Lancia, F. (2004). Strumenti per l'Analisi dei Testi. Introduzione all'uso di T-LAB. Milano: Franco Angeli Mannarini, T., Roccato, M., Fedi, A., Rovere, A. (2009). Six Factors Fostering Protest: Predicting Participation in Locally Unwanted Land Uses Movements. Political Psychology, 30 (6), 895-920 Senior, K., & Mazza, A. (2004). Italian “Triangle of death” linked to waste crisis. Lancet Oncology, 5, 525-527.

"Terra dei fuochi": percezione dei rischi e partecipazione / Scafuto, Francesca; Procentese, Fortuna. - STAMPA. - (2010), pp. 21-21. (Intervento presentato al convegno 8 Convegno Nazionale-Problemi umani e sociali della convivenza tenutosi a Torino nel 16-17 Settembre).

"Terra dei fuochi": percezione dei rischi e partecipazione

SCAFUTO, FRANCESCA;PROCENTESE, FORTUNA
2010

Abstract

Il problema della contaminazione nelle aree in prossimità di siti di smaltimento lecito ed illecito di rifiuti in Campania sembra produrre già i suoi effetti nefasti sulla salute (Senior & Mazza, 2004), ma non si conoscono tutt'oggi gli effetti psicosociali sulla comunità. A partire dalle ricerche sulle comunità contaminate e dalla teoria della Turbolenza ambientale di Edelstein (2004), traiamo delle categorie di analisi di questi effetti, individuando come particolarmente rilevanti la rappresentazione del rischio e l'evoluzione di risposte “enabling” della comunità, ovvero della reazione spontanea di alcune organizzazioni informali di cittadini che promuovono empowerment e partecipazione attraverso il definirsi come rete di supporto sociale, alternativa a quella tradizionale. A partire dal modello psicopolitico di Klandermans (1997) integrato da Mannarini et al. (2009) e applicato allo studio dei movimenti LULU (Locally Unwanted Land Uses), traiamo poi delle categorie di lettura del fenomeno della protesta, inteso come una delle reazioni “enabling” accordando in questo senso entrambe le linee teoriche. L’obiettivo è quello di ampliare l’esplorazione della protesta, potendola inquadrare in un'ottica situata, ovvero dipendente dal contesto di riferimento, dai suoi vincoli e dalle sue risorse, come è nella tradizione della psicologia di comunità. Il contesto scelto è quello di una città della provincia di Napoli, Giugliano, città compresa nella “Terra dei fuochi”, cosiddetta per l'alta frequenza di roghi di rifiuti e particolarmente toccata dal danno ambientale, anche per la presenza di numerose discariche e siti di stoccaggio, alcuni ampliati più volte, altri chiusi per la presenza di indagini della magistratura sulla presenza di rifiuti nocivi e impianti non a norma, ma recentemente riaperti per tamponare la cosiddetta “emergenza rifiuti”. A tal fine, è stata compiuta un’indagine qualitativa in cui sono stati reclutati 15 key people della comunità (referenti politici, presidi, imprenditori, funzionari comunali, referenti delle associazioni, dei comitati di protesta e di organizzazioni informali nate via web) attraverso un campionamento snow-ball. E’ stata loro somministrata un’ intervista individuale semistrutturata, sulla base di categorie tratte dalle cornici teoriche suddette. Le aree di indagine sono state: Contesto di partecipazione: storia, motivazioni, organizzazione dell' associazione/comitato; Territorio: contesto politico e geografico di riferimento e legame al territorio;Valutazione del problema (roghi di rifiuti e discariche): grado di informazioni ed attribuzione di responsabilità; Valutazione della gravità del rischio per la salute e risposte emotive; Reazioni dei cittadini e motivi ipotizzati della scarsa partecipazione, valutazione della comunità;Valutazione della protesta: atteggiamento favorevole o sfavorevole, limiti, fallimenti e successi della protesta, motivi della non sostenibilità nel tempo; Prospettive di cambiamento, progettualità e punti di forza. L’analisi testuale è stata effettuata con l’ausilio del software T-lab (Lancia, 2004). I risultati emersi sono diversi. Rispetto alla visione della comunità, è emerso che il disinteresse e l’abitudine sono gli atteggiamenti prevalenti poichè esprimono uno sfaldarsi di un senso di appartenenza alla comunità, a causa di fattori geografici e sociali (mancanza di centri di aggregazione, diversi insediamenti di nuovi abitanti non sufficientemente integrati). La protesta è vista come reattiva nella maggioranza delle persone al sentire il problema a livello percettivo (puzza) ed emotivo (paura, vergogna). Emergono inoltre forme di partecipazione di tipo intellettuale e comunicativo (Banks et al., 1992), incoraggiate soprattutto dai referenti scolastici. Come soluzioni al problema, oltre a scelte politiche di sistema ipotizzate dai referenti delle associazioni, si fa appello alla possibilità di denunciare, informarsi ed informare. Queste sono anche gli effetti e i successi riconosciuti alla protesta, data lo scarso potere percepito di incidere politicamente. La rappresentazione dei rischi ha tre livelli: salute personale, danno ambientale ed economico, è influenzata dalla sfiducia nel sapere ufficiale ed è vista come precaria nella maggior parte della comunità. Si parla infatti di ignoranza e silenzio, ipotizzando nel primo caso mancanza di informazioni, nel secondo un tacere avendo già a disposizione informazioni. E’ questo il caso in cui sembra saltata la connessione tra il sapere e l'agire, a causa dell'uso di strategie difensive dal rischio di contaminazione che sembrano ostacolare il processo di assimilazione delle informazioni. Tali strategie sono di tipo: comportamentale (es. fughe dal paese nei week-end), cognitivo (es. credere che nessuno possa fare niente, alimentare il progetto di andare via), emotivo (es. sdrammatizzazione). Questi ed altri risultati inducono riflessioni sulle differenze tra questa forma di protesta ed altre studiate ad esempio in riferimento al movimento NoTav, e conducono all’elaborazione di ipotesi di ulteriori variabili da integrare nel modello psicopolitico di Klandermans (1997) e ad indicazioni per uno studio successivo che approfondisca le strategie coping che promuovono o ostacolano l' azione collettiva di partecipazione. Riferimenti Bibliografici Banks, M., Bates, I., Breakwell, G., Bynner, J., Emler, N., Jamieson, Roberts K. (1992). Careers and identities. Open University Press. Edelstein, M. R. (2004). Contaminated Communities: Coping with Residential Toxic Exposure (Second Edition). Boulder, Co.: Westview Press. Klandermans, B. (1997). The social psychology of protest. Oxford: Blackwell. Lancia, F. (2004). Strumenti per l'Analisi dei Testi. Introduzione all'uso di T-LAB. Milano: Franco Angeli Mannarini, T., Roccato, M., Fedi, A., Rovere, A. (2009). Six Factors Fostering Protest: Predicting Participation in Locally Unwanted Land Uses Movements. Political Psychology, 30 (6), 895-920 Senior, K., & Mazza, A. (2004). Italian “Triangle of death” linked to waste crisis. Lancet Oncology, 5, 525-527.
2010
9788890524912
"Terra dei fuochi": percezione dei rischi e partecipazione / Scafuto, Francesca; Procentese, Fortuna. - STAMPA. - (2010), pp. 21-21. (Intervento presentato al convegno 8 Convegno Nazionale-Problemi umani e sociali della convivenza tenutosi a Torino nel 16-17 Settembre).
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