Nei primi anni della restaurazione, e dopo i moti del 1821, il Regno di Napoli si trovava in condizioni finanziarie molto precarie: le truppe austriache di occupazione, a garanzia del rientro dei Borbone, erano a carico del regno e la crisi fiscale incombeva. Karl Rothschild, per conto della casa bancaria viennese, intervenne per far quadrare la situazione e consentire all’Austria di evitare di sostenere i costi per l’operazione militare. La ricostruzione dei diversi prestiti, variamente strutturati e garantiti, che Rothschild assicurò al governo borbonico tra il 1821 e il 1826, pone in evidenza l’efficacia della sua azione soprattutto nel conferire credibilità ad un debitore sovrano ad alto rischio di insolvenza. A tal fine, il banchiere svolse un’azione assidua di sorveglianza e di «enforcement», in varie tappe, ognuna delle quali contrassegnata da un’intensa e «continua contrattazione» diplomatica e finanziaria volta a scongiurare un default e a creare le condizioni per il risanamento effettivo delle finanze pubbliche. Parallelamente egli rivolse un’attenzione costante al mercato, per garantire il collocamento del rischioso debito sovrano napoletano sulle piazze internazionali, assicurare allo stesso intensi volumi di trading e ottenere in tal modo la liquidità necessaria a mantenere il rollover dei prestiti. Nel caso dello stato borbonico nessuna di queste operazioni fu scevra da rischi. Rischi ben celati al mercato ma crescenti, nei cinque anni in esame, come testimoniato dai guadagni crescenti che il creditore acquisì sulla successione delle operazioni finanziarie. La mancanza di un regime costituzionale (respinto nel ‘21) o di un bilanciamento di poteri (parlamento) che potevano destare seri dubbi sugli impegni finanziari assunti dal governo napoletano, fu controbilanciata dalla credibilità finanziaria della casa Rothschild che allontanava le ombre di una possibile opzione di ripudio. Come principale creditore, Rothschild dunque si impegnò a supplire alle funzioni istituzionali di controllo sulla solvibilità del debitore e agì così come intermediario nei confronti di risparmiatori e grossi investitori esteri esplicitando la propria azione in una triplice intermediazione: diplomazia e politica, sorveglianza delle condizioni fiscali e finanziarie dello stato e rapporto costante con il mercato. Asimmetrie informative e di potere furono la chiave del successo.

How to Make a Potentially Defaulting Country Credible: Karl Rothschild, the Neapolitan Debt and Financial Diplomacy (1821-26) / Schisani, MARIA CARMELA. - In: RIVISTA DI STORIA ECONOMICA. - ISSN 0393-3415. - STAMPA. - anno XXVI:2, agosto 2010(2010), pp. 233-278. [10.1410/32389]

How to Make a Potentially Defaulting Country Credible: Karl Rothschild, the Neapolitan Debt and Financial Diplomacy (1821-26)

SCHISANI, MARIA CARMELA
2010

Abstract

Nei primi anni della restaurazione, e dopo i moti del 1821, il Regno di Napoli si trovava in condizioni finanziarie molto precarie: le truppe austriache di occupazione, a garanzia del rientro dei Borbone, erano a carico del regno e la crisi fiscale incombeva. Karl Rothschild, per conto della casa bancaria viennese, intervenne per far quadrare la situazione e consentire all’Austria di evitare di sostenere i costi per l’operazione militare. La ricostruzione dei diversi prestiti, variamente strutturati e garantiti, che Rothschild assicurò al governo borbonico tra il 1821 e il 1826, pone in evidenza l’efficacia della sua azione soprattutto nel conferire credibilità ad un debitore sovrano ad alto rischio di insolvenza. A tal fine, il banchiere svolse un’azione assidua di sorveglianza e di «enforcement», in varie tappe, ognuna delle quali contrassegnata da un’intensa e «continua contrattazione» diplomatica e finanziaria volta a scongiurare un default e a creare le condizioni per il risanamento effettivo delle finanze pubbliche. Parallelamente egli rivolse un’attenzione costante al mercato, per garantire il collocamento del rischioso debito sovrano napoletano sulle piazze internazionali, assicurare allo stesso intensi volumi di trading e ottenere in tal modo la liquidità necessaria a mantenere il rollover dei prestiti. Nel caso dello stato borbonico nessuna di queste operazioni fu scevra da rischi. Rischi ben celati al mercato ma crescenti, nei cinque anni in esame, come testimoniato dai guadagni crescenti che il creditore acquisì sulla successione delle operazioni finanziarie. La mancanza di un regime costituzionale (respinto nel ‘21) o di un bilanciamento di poteri (parlamento) che potevano destare seri dubbi sugli impegni finanziari assunti dal governo napoletano, fu controbilanciata dalla credibilità finanziaria della casa Rothschild che allontanava le ombre di una possibile opzione di ripudio. Come principale creditore, Rothschild dunque si impegnò a supplire alle funzioni istituzionali di controllo sulla solvibilità del debitore e agì così come intermediario nei confronti di risparmiatori e grossi investitori esteri esplicitando la propria azione in una triplice intermediazione: diplomazia e politica, sorveglianza delle condizioni fiscali e finanziarie dello stato e rapporto costante con il mercato. Asimmetrie informative e di potere furono la chiave del successo.
2010
How to Make a Potentially Defaulting Country Credible: Karl Rothschild, the Neapolitan Debt and Financial Diplomacy (1821-26) / Schisani, MARIA CARMELA. - In: RIVISTA DI STORIA ECONOMICA. - ISSN 0393-3415. - STAMPA. - anno XXVI:2, agosto 2010(2010), pp. 233-278. [10.1410/32389]
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